Dal Mondo
October 24 2022
Rishi Sunak è il nuovo inquilino di Downing Street. In particolare, si tratta del primo premier britannico di origini indiane della storia. La sua ascesa era diventata chiara nelle scorse ore, quando l’ex primo ministro, Boris Johnson, aveva deciso di ritirarsi dalla competizione. Tra l’altro, Sunak era l’unico candidato in lizza ad essersi assicurato il sostegno di almeno cento parlamentari: un fattore, questo, che lo ha di fatto catapultato alla premiership, consentendogli di battere la concorrenza di Penny Mordaunt. Il nuovo primo ministro dovrà adesso affrontare una situazione tutt’altro che rosea: dalle turbolenze economiche che attraversano il Regno Unito alle spaccature sempre più evidenti che stanno dilaniando il Partito conservatore.
Le recenti (e improvvise) dimissioni di Liz Truss hanno generato d’altronde un notevole caos. La premier uscente ha visto naufragare la sua proposta economica di impronta thatcheriana, ritrovandosi contro una nutrita fronda all’interno del Partito conservatore. Per Sunak si tratta ovviamente di una rivincita, visto che proprio dalla Truss era stato sconfitto nella battaglia per la leadership della scorsa estate. Non è d’altronde un mistero che il nuovo premier sia maggiormente spostato su posizioni di conservatorismo sociale: una linea che sembrerebbe oggi più popolare sia tra i Tory sia tra gli elettori in generale. Non a caso, Sunak era stato uno stretto alleato di Johnson, fin quando non decise di dimettersi in polemica con lui da Cancelliere dello Scacchiere lo scorso luglio: una circostanza che ha reso i due degli acerrimi rivali.
Sunak dovrà innanzitutto cercare di affrontare i nodi che affliggono l’economia britannica, rassicurando al contempo i mercati. In secondo luogo, dovrà tentare – sulla scia di Johnson – di recuperare terreno tra le classi lavoratrici, contenendole al Partito laburista. In terzo luogo, il nuovo premier dovrà puntare a ricucire gli strappi in seno ai Tory: un obiettivo, questo, tutt’altro che semplice da conseguire. Le fibrillazioni che hanno sconvolto il partito negli ultimi mesi hanno prodotto una significativa disaffezione elettorale, oltre a un clima irrespirabile, fatto di fronde e faide intestine. La crisi di governabilità che ne è scaturita ha determinato rilevanti problemi di credibilità internazionale per Londra. Un fattore, questo, che il Regno Unito non può permettersi, soprattutto alla luce delle turbolenze geopolitiche in corso (a partire dalla crisi ucraina). Sunak sarà pertanto chiamato a cercare di risolvere anche questo importante problema.
Resterà tuttavia da vedere se sarà realmente capace di riuscire laddove la Truss ha miseramente fallito: e, cioè, nel ricompattare i Tory. Il nuovo premier dovrà infatti guardarsi dai (non certo improbabili) sgambetti dell’ala più a destra del partito e dalle eventuali macchinazioni dei lealisti di Johnson. Se dovesse ritrovarsi progressivamente deteriorato come la Truss, Sunak rischierebbe infatti di rafforzare indirettamente i laburisti. E di portare il Partito conservatore al tracollo. Per evitare un simile scenario, dovrà pertanto mostrare tutte le sue doti di pacificatore e uomo di sintesi. Ce la farà?