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November 26 2013
La sfida è sempre la stessa: Milano contro Roma. Anche le celebrazioni del bicentenario di Giuseppe Verdi saranno messe alla prova nei due più importanti palchi: da un lato La traviata alla Scala (dal 7 dicembre), dall’altro Ernani al Teatro dell’Opera (dal 27 novembre).
Cosa aspettarsi? «Bisogna partire da ciò che scrisse Gabriele D’Annunzio nella sua ode In morte di Verdi: “Pianse ed amò per tutti”. È una sintesi perfetta della sua arte».
Paolo Isotta, storico e critico musicale, fine conoscitore di Verdi, ha le idee chiare. «Per La traviata mi auguro una buona esecuzione. Ma posso solo sperarlo. Questo perché La Scala con la sovrintendenza Lissner ha preso una strada rovinosa. Da un lato per la scelta dei direttori d’orchestra, in certi casi scandalosa e pietosa, l’ultimo esempio proprio Il ballo in maschera di Verdi, diretto da un ragazzino presuntuoso di nome Daniele Rustioni. Dall’altro lato è stata rovinosa anche la scelta delle regie, perlopiù affidate a registi della
provincia tedesca».
Certo lei non le manda a dire. E a Roma?
Da quando al Teatro dell’Opera c’è Riccardo Muti, è diventato un’eccellenza, non solo italiana ma europea. Sotto la cura Muti l’orchestra è divenuta di virtuosi. Anzi, colgo pure l’occasione per dire che mi fa ridere Santa Cecilia, quando pretende di avere un’orchestra fra le prime 10 del mondo: non può nemmeno essere paragonata a quella dell’Opera.
E i due melodrammi verdiani in scena?
La traviata è straordinaria perché Verdi ha scelto un soggetto di attualità e pure scandaloso. L’eroina si sacrifica per salvare il decoro borghese della famiglia del suo amante: Violetta si rifiuta ad Alfredo che le propone un serio amore perché vuole «gioir». Invece nel testo di Dumas figlio, da cui è tratto il libretto, troviamo una situazione socialmente delineata in modo crudissimo: il tenore di vita di Violetta è talmente alto che non potrebbe esser mantenuta da un solo amante, per quanto ricchissimo. Lei ha una cooperativa di quattro amanti e propone ad Alfredo di esser introdotto, a titolo gratuito, in questa cooperativa. Originariamente Alfredo rifiuta, poi, scandalosamente, accetta. Ecco la realtà nella quale Verdi ha immerso le mani per quest’opera che è una rivoluzione del teatro.
E l’«Ernani»?
È una cosa completamente diversa. Qui Verdi ripristina forme musicali dell’aria e della cabaletta, che poi in seguito abolirà. È un trionfo di canto, che in Verdi non è mai meramente decorativo come per alcune opere di Gioachino Rossini.
Questo è stato un ottimo anno per la classica, lo sarà pure per l’opera?
L’eclissi dell’opera era dovuta al fatto che fosse considerata fuori moda. Ma questo periodo sta finendo. Anche se devo lamentare che a Roma tutta la nomenclatura ha l’abitudine di frequentare Santa Cecilia e non il Teatro dell’Opera. Questo dimostra l’inconsistenza della classe dirigente radical-liberale.
Snobismo o ignoranza?
Tutti e due. Nelle Operette morali compare il dialogo della moda e della morte: ecco, Giacomo Leopardi le considera sorelle.