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March 17 2015
Non è solo una questione di campo e di risultati sportivi. La crisi della Roma che sente il fiato sul collo di Lazio, Napoli, Fiorentina e Sampdoria con il rischio di perdere il secondo posto Champions e, di questo passo, l'intera Europa, non riguarda solo Garcia ma anche i conti del club. Una considerazione che rende ancor più nervosa la situazione tra Boston e la Capitale perché, come scritto anche nell'ultimo bilancio chiuso con un rosso da 38,8 milioni di euro, "nel breve periodo i risultati economici dipenderanno da quelli sportivi" e, dunque, "rimane fondamentale poter percepire i ricavi che garantisce la Champions League". Un tesoretto che nella prima semestrale del 2014-2015, finalmente positiva, è stato stimato in 49,2 milioni di euro e che rischia di sparire nei conti 2015-2016. Attenzione, perché la Roma è sempre una delle società sotto osservazione dalla Uefa per il rispetto del fair play finanziario e se a questo giro la sanzione sarà lieve, proprio in virtù dei conti in miglioramento e dell'avanzamento del progetto stadio, non è detto che i riflettori non tornino ad accendersi più avanti.
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Ecco perché il crollo verticale della squadra di Garcia che nel 2015 ha vinto solo 2 partite su 11 giocate (14 punti) facendosi rimontare 10 lunghezze dalla Fiorentina, 8 dalla Lazio, 7 dalla Sampdoria e 5 dal Napoli, apre scenari inquientanti per Pallotta e il management. Non è il momento delle caccia al colpevole perché adesso bisogna raddrizzare la barca che fa acqua da tutte le parti e, soprattutto, in attacco dove nelle ultime 5 giornate i gol segnati sono stati solo 2 e il trend negativo è iniziato la sera del 30 novembre scorso, l'ultima vittoria all'Olimpico (4-2 sull'Inter di Mancini) dopo la quale sono arrivati solo pareggi casalinghi (7) e difficoltà a trovare la via della porta (13 gol in 14 partite).
Senza i soldi della Champions League si rischia di tornare ai passivi pre-Garcia con l'aggravante che nel frattempo i costi sono cresciuti in maniera importante. La semestrale appena approvata, ad esempio, ha certificato che gli stipendi sono saliti del 18% (60,6 milioni contro 51,3 per metà stagione) con una proiezione ben superiore ai 107 della stagione scorsa che già rappresentavano il 156% di quanto incassato dai diritti tv senza Europa. Equilibrio fragilissimo e che sta in piedi solo con i ricavi Uefa della manifestazione più importante, a meno di non prospettare un'estate di cessioni illustri e plusvalenze come quella del 2013 da oltre 55 milioni con gli addii di Marquinhos, Lamela, Osvaldo e Bradley. Sul fronte commerciale e marketing, infatti, i ricavi continuano a essere stabili e troppo bassi, mentre alla voce stadio il beneficio è in gran parte dovuto al girone di ferro che ha portato all'Olimpico corazzate come Bayern Monaco e Manchester City.
Oggi Sabatini viene da due mercati fondamentalmente sbagliati, soprattutto quello invernale, ha in mano una rosa più vecchia e costosa e meno facilmente piazzabile anche per un mago delle cessioni come lui che, comunque, è già ricorso in maniera importante alla leva delle plusvalenze anche per la stagione in corso: 25,1 milioni sono a bilancio. Vietato sbagliare, insomma. La prossima Champions sarà ricchissima per le italiane grazie al tesoro del rinnovo al rialzo di Mediaset con la Uefa che renderà ancor più pesante l'assegno del market pool televisivo. La Roma, avviata su un percorso di equilibrio dei conti e che ha appena chiuso un'operazione di rifinanziamento da 175 milioni con Goldman Sachs, fino a due mesi fa era quasi certa di poter partecipare per la seconda stagione consecutiva alla spartizione della torta. Adesso rischia di restare fuori e lo smacco di essere superata dalla Lazio non è una questione di derby. Messaggio che il club non mancherà di trasmettere a Garcia e ai giocatori, prima che a fine stagione si facciano anche conti e riflessioni sul futuro di molti dei protagonisti di questa annata folle.