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Rosalia e le altre: tutte le donne della mafia

L’emancipazione criminale delle donne di Mafia in questi anni ha permesso ai boss mafiosi latitanti e detenuti di continuare a lavorare nell’ombra. A sostegno di questa tesi non c’è solo l’arresto di Rosalia Messina Denaro, la sorella del boss di Castelvetrano che avrebbe favorito, la latitanza del fratello con la circolazione dei "pizzini” e la gestione delle risorse economiche, ma un elenco di donne che hanno giurato fedeltà a Cosa Nostra. Donne di Mafia che hanno assunto loro stesse il ruolo dei boss sostituendoli in tutto e per tutto.

Nella storia dei Clan mafiosi infatti le indagini svolte hanno dimostrato che le donne in assenza del capomafia
anche se non possono partecipare alle riunioni dei capi ne essere affiliate ufficialmente, sono intestatarie dei beni delle famiglie. Così diventano loro stesse proprietarie di quote o addirittura intestatarie di società e imprese per lo più usate per il riciclaggio del denaro sporco, oppure di immobili o esercizi commerciali acquistati con denaro illecito.

Un’indagine del 2019 di Transcrime, centro interuniversitario dell’Università Cattolica di Milano, ha calcolato che un terzo degli azionisti di società confiscate alle mafie è donna: un’incidenza che è quasi il doppio della media delle aziende italiane nell’economia legale.

La prima donna boss a entrare in carcere è Giusy Vitale. Prima di allora le donne boss non esistevano. La Vitale, già capo mandamento di Partinico, è la prima donna condannata per associazione mafiosa nel 1998. Ha seguito le orme dei fratelli fino a ereditare il potere di decidere la vita o la morte dei suoi nemici, incontrare e trattare alla pari i vertici di Cosa Nostra. Nel 2005 fu la prima donna di mafia a diventare collaboratrice di giustizia per poi essere arrestata nel 2021 per traffico di droga.
La Vitale chiese incontri ai boss di Corleone, a Giovanni Brusca e soprattutto a Leoluca Bagarella così gli investigatori di Palermo iniziarono a capire che Vitale rappresentava qualcosa di nuovo nel mondo mafioso. Anche Carmela Iaculano, moglie del mafioso Pino Rizzo di Cerda, è stata al fianco del marito come consigliera e complice arrestata nel 2004 decise di diventare anche lei collaboratrice di giustizia.

Ma le donne di Cosa Nostra non decidono solamente, agiscono. Ci sono donne che ricoprono un ruolo attivo negli affari della famiglia mafiosa, svolgendo compiti criminali in prima persona, tanto da essere definite “madrine” a pieno titolo. Sono soprattutto le donne appartenenti a famiglie storiche di Cosa Nostra, quelle sposate con mafiosi di rango e coscientemente partecipi delle attività dei congiunti. Nel 2017 una delle ultime donne di mafia arrestate è stata Maria Angela Di Trapani, figlia del padrino Ciccio Di Trapani, sorella del boss Nicola Di Trapani, ha unito il suo destino mafioso a quello di un altro rampollo di Cosa nostra, Salvino Madonia. Finita in cella nel 2008 perché portava fuori dal carcere gli ordini del marito ergastolano, liberata nel 2015, ha ripreso subito la sua attività criminale, stavolta incidendo direttamente sulle scelte e le dinamiche della cosca.

Era lei che in assenza del marito, arrestato il 13 dicembre 1991, puntava il dito e decideva se un affiliato “si doveva stare a casa”. O come il caso di Nunzia Graviano, sorella dei boss di Brancaccio Giuseppe e Filippo, era "l'alter ego dei fratelli sul territorio e il punto di riferimento 'esterno' di tutta la famiglia". Era lei che amministrava il denaro della cosca e gestiva i soldi da dare alle famiglie dei detenuti. Scontata la pena nel 2011 è tornata in cella con l'accusa di mafia e riciclaggio.

Una lista lunghissima dove appare anche Ninetta Bagarella, vedova Riina. La Bagarella è stata chiamata a dirimere una lite per ragioni di pascolo abusivo tra due famiglie del corleonese, una vicina ai Provenzano e l’altra proprio ai Riina. La Bagarella anche se mai affiliata formalmente a Cosa Nostra come le altre è una fiancheggiatrici, messaggera e prestanome di Cosa Nostra. Tra queste c’è anche un’altra sorella del boss di Castelvetrano, Patrizia Messina Denaro, arrestata nel 2013 e condannata in appello a 14 anni per associazione mafiosa. Fu ritenuta a pieno titolo inserita nell'organizzazione criminale.

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