Politica
August 22 2022
in queste prime 4 settimane di campagna elettorale vi sarà sicuramente capitato di ascoltare esponenti del Pd criticare la Legge Elettorale. La colpa principale del “Rosatellum 2.0” sarebbe infatti quella di avere una parte consistente di seggi assegnati dai collegi uninominali, in maniera quindi maggioritaria, che di fatto costringono gli schieramenti ad allearsi in gruppi il più corposi possibile anche senza alcun tipo di intesa sui programmi come capita soprattutto tra Pd-Sinistra Italiana e Verdi. “Molto meglio il proporzionale“ ripetono in coro da un mese Calenda a Renzi, da Letta a (sentita stamane in tv) Beatrice Lorenzin.
Abbasso il Rosatellum quindi è il nuovo mantra della sinistra.
Peccato che bisognerebbe quantomeno avere il coraggio di raccontare chi abbia voluto la legge elettorale oggi tanto odiata e perché sia stata fatta proprio così.
Il primo indizio arriva direttamente dal nome della legga stessa. Rosatellum infatti è legato all’identità del suo creatore e primo firmatario, appunto Ettore Rosato. E indovinate un po’: di che partito era nel 2017 Rosato? Avete indovinato: era del Pd. Autorevole esponente del Pd al punto da affidare a lui l’ingrato compito della nuova legge elettorale.
Correva infatti l’anno 2017 e nel paese cominciava a soffiare forte il Vaffa del Movimento 5 Stelle. Una forza quasi inarrestabile, di sicuro destabilizzante rispetto al vecchio sistema bipolare e così ecco che i partiti storici, in primis il Pd che all’epoca era pure al Governo (il premier era Paolo Gentiloni), cercarono un accordo in Parlamento proprio contro i grillini.
Ed ecco l’idea: affiancare ad una parte proporzionale una grossa fetta di maggioritario in collegi uninominali proprio per favorire le mega coalizioni di centrodestra e centrosinistra e penalizzare Grillo ed i suoi che avrebbero corso da soli. Non è finita, perché l’idea iniziale del Pd della legge elettorale aveva una divisione tra proporzionale e uninominale ben superiore a quella di oggi: Rosato infatti propose il 50% e 50%. La cosa però venne affossata dai franchi tiratori e si dovette ripiegare su un più morbido 61% proporzionale, 37% uninominale maggioritario e 2% estero.
Passano gli anni e la politica italiana è del tutto diversa da allora. Oggi i poli sono 4, non più 2 e nemmeno tre. Il Pd si trova tra le mani un’alleanza debole e così ecco le sparate contro la sua stessa legge elettorale, tanto vantaggiosa nelle politiche 2018, quanto penalizzante oggi.
Quella improvvisa voglia di proporzionale che scorre potente al Nazareno è solo la disperata utopia di riuscire ancora una volta a governare senza aver vinto le elezioni, cosa che a sinistra davvero riesce da decenni con una maestria che gli altri si sognano di notte ma che stando ai sondaggi questa volta è molto complicato.
Però almeno una cosa Letta e i suoi dovrebbero ammetterla: “con il Rosatellum il Pd ci siamo tirati la zappa sui piedi da soli”.
A volte anche i migliori (nei giochi di palazzo) sbagliano.