Ci i siamo. È tempo di eleganti ritualità che accompagnano la stagione fredda. Di bottiglie che prima di raccontarsi hanno bisogno di respirare. Di calici che si tingono di rubino riscaldati da virtuosismi di mani esperte. È tempo di vino rosso. Quello che la tradizione vuole assolutamente corposo, carnoso, opulento, pieno, talvolta perfino «buono da mangiare». Quello capace di incredibili evoluzioni. Che accetta, anzi chiede con forza, di poter invecchiare. Quello che non teme il buio e la polvere. Al contrario di questi si «veste» volentieri per mostrare al mondo il suo profilo migliore. Quello che sa che del suo tannino, croce e delizia, persistente o domato dal legno, qualcuno parlerà per ore e ore, spaccandolo in quattro come un capello. Quello che, svettante a centro tavola, consapevole di essere il re del simposio, si fa comunque umile servitore di pietanze ricche e succulente. Panorama ha scelto di spiegare questa magia, perché di magia si tratta, attraverso i racconti esclusivi di sette super esperti della critica enologica, James Suckling, Giuseppe Lauria, Andrea Grignaffini, Michaela Morris, Antonio Galloni, Alessandra Piubello e Paolo Alberto Schieppati . In punta di penna hanno tradotto l'identità complessa di alcuni tra i principali vitigni a bacca nera (di cui l'Italia è ricca) che danno vini straordinari, dal Nebbiolo che si fa Barolo, alla Corvina senza la quale non esisterebbe l'Amarone.
James Suckling - Imprevedibile Nebbiolo James Suckling
Non c'è niente da fare. Il mio amore e la mia frustrazione per te, caro Nebbiolo, non hanno eguali nel mondo del vino. Per decenni sono stato sedotto dalla tua intensità, dalla tua complessità, ma allo stesso tempo esasperato dal tuo carattere così imprevedibile, quasi lunatico. Penso soprattutto a vecchie bottiglie degli anni Cinquanta e Sessanta che possono tradursi in sorsi sublimi, unici, delicatamente fruttati, con sentori di rose o al contrario essere aceto puro. Per via di questo misterioso «destino» ho addirittura riadattato per te i versi di una poesia d'amore: Why So Pale and Wan, Fond Lover? scritta da un mio antenato nel 1637, sir John Suckling. Il messaggio è cristallino e inesorabile: «Se te ne stai pallido e muto nel bicchiere, senza trasmettere emozioni, sarà davvero impossibile afferrarti, capirti. Amarti».
James Suckling, titano della critica enologica. Il suo portale è un faro per i produttori e appassionati di tutto il mondo jamessuckling.com
▲ GIUSEPPE LAURIA - Volluttuoso Merlot Giuseppe Lauria
Scrivere di Merlot è un po' come scrivere di una popstar. Tutti lo conoscono, tutti hanno un'opinione a riguardo, spesso anche controversa perché sa essere geniale e allo stesso tempo di una disarmante semplicità. Una cosa è certa, è un grande seduttore, non c'è alcun dubbio. Ricordo che una volta un agronomo mi disse: «Guarda, la pianta stessa ha un aspetto voluttuoso, così come voluttuoso è il sapore del vino che dà». Un vino carnoso, vellutato, edonista, sensuale. Chi almeno una volta nella vita ha provato uno Château Petrus, per esempio, sa perfettamente che cosa intendo dire: fa venire i brividi. Oggi per via delle annate sempre più calde il Merlot può duettare benissimo con il Cabernet Franc che, infatti, aggiunge una certa freschezza. Detto questo, da solo, in purezza, sa incantare il suo pubblico.
Giuseppe Lauria, origini siciliane, è il direttore di WeinWisser , autorevole testata enologica tedesca.
▲ ANDREA GRIGNAFFINI - Divino Sangiovese Andrea Grignaffini
Alla fine della storia e al di là di precisi riscontri filologici mi piace pensare che il Sangiovese sia davvero figlio dell'appellativo attribuitogli da un monaco cappuccino durante un banchetto in onore di Papa Leone XII in un periodo a dir poco turbolento per la Santa Chiesa: Sanguis Jovis (sangue di Giove). Siamo in Romagna, c'è il genius loci, c'è il rimando a un colle ma indirettamente anche a una divinità ditirambica. Una sintesi di potenza e di nobilità quartata, ma anche di appeal pop e di energia tutta terrena. Solido in assolo, accogliente con altri vitigni. Ha tannino e polpa ma un'acidità che gli dona finezza e allungo a cui aggiunge un che di scorbutico che affascina. Non solo: ha beva immediata, ma capacità di reggere il tempo e nel tempo. Un paradigma italiano, un paradigma contemporaneo.
Andrea Grignaffini, parmense doc, è una delle penne più acute (e severe) del panorama enogastronomico. enogastronomico italiano.
▲ ANTONIO GALLONI - Eclettico Pinot nero Antonio Galloni
La sua uva, con centinaia di anni di storia alle spalle, è senza dubbio la più misteriosa del mondo. Capace di una vasta gamma di espressioni, il Pinot nero può essere delicato o potente, etereo o audace. A volte è tutte queste cose insieme. Quelli che possono sembrare contrasti sono in realtà i fili di una trama complessa che si ritrovano nel bicchiere. Con ogni annata, vigneto e viticoltore il Pinot nero rivela qualcosa di diverso, unico e interessante. La Borgogna è la sua patria spirituale, ma può essere altrettanto magico in California, Alto Adige e in altre regioni del mondo. Attraenti nel profumo e nella purezza del frutto, i migliori Pinot sono seducenti da giovani, ma si sviluppano magnificamente anche in bottiglia.
Antonio Galloni è un noto critico americano. Ha fondato Vinous.com, sito di riferimento per addetti ai lavori e winelover.
▲ MICHAELA MORRIS - Sensuale Syrah Mihaela Morris
Syrah, o altrimenti detto Shiraz, è un'uva sensuale, di grande bellezza e carattere affabile. In luoghi dove il clima è rigido dà vini tesi ed eleganti, mentre dove fa caldo sono corposi e carichi di frutto. È irresistibile con i suoi profumi di violetta, pepe nero e perfino carne affumicata. In bocca, la gamma di sapori spazia dal ribes croccante alle prugne, dalle succulente ciliegie alle more. Per esprimersi al meglio non ha bisogno di altre uve. Può tuttavia arrotondare l'austero Cabernet Sauvignon o conferire struttura e profondità al più spensierato Cannonau. È un narratore vivace che racconta da sempre storie affascinanti dei luoghi in cui nasce e cresce. Di una festa, non c'è alcun dubbio su questo, sarebbe l'anima.
Michaela Morris, canadese, è una critica di fama internazionale, nonché grande esperta di vini italiani.
▲ ALESSANDRA PIUBELLO - Sacro Sagrantino Alessandra Piubello
Nelle pieghe del tuo nome c'è la radice latina sacer , sacro. Accudito nei conventi, nel Cinquecento protagonista di riti spirituali. Fors'anche sei arrivato a Montefalco tramite i pellegrini di San Francesco d'Assisi dalla Spagna o forse sei nato qui. Il mistero circonda la tua provenienza. Tu così unico: non hai nessuna parentela con altri vitigni. Tu così speciale: ricco di struttura, intensità e potenza come pochi altri vini. Nato passito, sei divenuto anche secco. Vittima di pregiudizi... molti non si sono resi conto che sei cambiato. Non si sono messi al passo con i tempi, come invece hai saputo fare tu. Fiero e sontuoso resterai, è scritto nel tuo sangue, ma il tuo sorso scorre più lieve, non fai più a pugni e sei più disteso. Niente rughe per te, dopo anni sei ancora giovane e vitale. Come un grande vino.
Alessandra Piubello collabora con le più prestigiose testate internazionali di settore. Grande seguito per il suo giornale online: alessandrapiubello.it
▲ Paolo Alberto Schieppati - Insostituibile Corvina Paolo Alberto Schieppati
Sfogliando libri e libricini sui vini, si fatica a trovare la Corvina ben rappresentata. Già, perché si dà più importanza al vino che ne nasce, il possente Amarone, che a quell'uva a bacca nera dai fascinosi toni bluastri. Non a caso, Corvina è un diminutivo, Amarone un accrescitivo. Peccato che, senza quel vitigno, né Amarone né Recioto esisterebbero. Attenzione però: a sua volta la Corvina subisce le insidie del Corvinone, altro autoctono veronese, ritenuto derivante dalla Corvina, ma sdoganato, negli anni Novanta, dalla discendenza familiare. In combinazione o in sostituzione, alleato o antagonista, è l'altro vitigno storico dell'Amarone, con Rondinella, Oseleta e non solo. Che la Corvina abbia la prelazione nella scelta degli enologi sembra però assodato. Ma sottolineo «sembra». Certo è che l'Amarone è un rosso strabiliante, sul cui uvaggio si discetta e si filosofeggia. Per arrivare a degustarlo con austera passione e vera devozione.
Paolo Alberto Schieppati è stato direttore di testate storiche, tra le altre Bargiornale . Oggi è al timone del magazine So Wine So Food .
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