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February 07 2014
Dopo la più che onorevole sconfitta al Millenium Stadium di Cardiff contro il Galles, l'Italia è attesa in un altro tempio del rugby: domenica alle 16 gli azzurri saranno infatti ospiti di una lanciatissima Francia nel parigino Stade de France per un'altra trasferta ad alta difficoltà di questo Sei Nazioni 2014.
A proposito di stadi, va detto che da tre edizioni gli azzurri hanno fatto un salto di qualità in termini di prestigio e di pubblico, passando dall'insufficiente Flaminio al capiente Olimpico di Roma, richiamando una media di 60 mila spettatori. Tra i (recenti) ricordi più belli della nostra Nazionale c'è tra l'altro proprio la vittoria contro la Francia, ottenuta alla prima giornata del Torneo 2013. Ma qui è di un altro Italia-Francia che vogliamo raccontare...
Era la primavera del 1954, e il giorno di Pasqua era in programma per la prima volta all'Olimpico, all'epoca ancora Stadio dei Centomila, la tradizionale sfida con i "galletti" transalpini, valevole come finale di Coppa Europa. Cinque giorni prima, a Napoli, aveva avuto luogo la semifinale contro la Spagna, superata 16-6. Gli azzurri erano da due settimane in ritiro - allora si chiamavano "collegiali" - a Cava de' Tirreni: prima e dopo l'allenamento venivano ingozzati di deliziose mozzarelle di bufale, all'epoca rintracciabili solo da Napoli in giù. Stufi di carte, biliardo e poco altro, non vedevano l'ora di tornarsene a casa. Anche perché di soldi neanche a parlarne: il rimborso per la Nazionale ammontava a un assegno di 1.100 lire, buone giusto per le cartoline. Capitano era Paolo Rosi, centro di gran classe della Roma che faceva diventare matto il compagno di stanza Barbini: vinto il famoso concorso per la Rai del 1953 (quello cui parteciparono Adriano De Zan, Tito Stagno e tanti altri), non faceva che ripetere radiocronache fasulle per esercitarsi. Un incubo.
Nando Barbini in quel XV giocava estremo, ruolo in cui aveva scalzato Silvano Tartaglini, classe 1923, tuttora in piena forma: è il più anziano nazionale in circolazione, romano di Testaccio, gran placcatore ma niente di che al piede. Nando è onesto: "I gradi di titolare non li ho guadagnati sul campo ma su un aereo. Durante una trasferta in Romania Silvano fece impazzire il commissario tecnico Renzo Maffioli. Eravamo su un velivolo della guerra, con le panchine in ferro. Un modello che – tanto per essere chiari - aveva fama di cadere spesso. Tartaglini si mette a fare il matto, muovendo le sedute a destra e sinistra, al grido 'vi faccio morire tutti!'. Maffioli, a disagio in aeroplano e infastidito, non lo convocò più".
Ma torniamo a quell'Italia-Francia del 1954, un anno dopo il fatidico volo da brivido: spettatori in tribuna? "Forse cento, a essere generosi", ci confessa Lucio Curti, aggregato alla nazionale ma mai sceso in campo, in un rugby che non ammette ancora rimpiazzi e sostituzioni. "Sono in ballottaggio per la maglia con Piero Gabrielli, uno dei veterani. Vince lui. Ma la mattina della partita, in albergo, rischio di essere titolare perché Piero non si trova più. Subbuglio in tutto lo staff, capitan Rosi su di giri, ma tutto si risolve in fretta: si era solo addormentato sulla tazza del water!".
Nell'unica parte della tribuna con gli spettatori siede allegro Sergio Barilari. Romano, classe 1924, vince uno scudetto con la Rugby Roma nel 1947, poi scappa a Vienne, vicino Lione. Gioca per 5 stagioni nel campionato più duro d'Europa e raggiunge più volte le semifinali. Della sua prima partita francese ricorda soprattutto la rimessa laterale: "Il mio avversario saltava più in alto di me e, tornando a terra, mi rifilava sempre una gomitata. Al termine dell'incontro il mio allenatore, Jean 'le Roi' Etcheverry, mi spiegò sibillino: 'Oggi hai preso delle cose che non ti appartenevano e non le hai restituite'. Morale? La settimana dopo a Tarbes menai per primo!".
Quel 24 di aprile, mentre Barbini si emoziona ascoltando l'inno italiano e Curti si dispiace delle scelte di Maffioli, Balan, dirigente dei galletti, confessa a Barilari: "Sergiò, à Vienne t'attendent toujours, vous pouves revenir à tout moment!" ("Sergio, a Vienne ti attendono sempre, puoi tornare quando vuoi", ndr). Incassato l'attestato di stima, Barilari osserva il redivivo Gabrielli riscattarsi subito della figuraccia: è lui a segnare la prima meta della partita, portando avanti 3-0 l’Italia. Il vantaggio dura poco: i fratelli Prat, Maurice e Jean (il celebre "Monsieur Rugby"), scavano il solco e in poco tempo siamo 16-3 per gli ospiti. Altri punti azzurri li segna su punizione il seconda linea Dari, un cantante lirico che troverà impiego, e probabilmente una bionda, in Svezia, facendo perdere le sue tracce. Nel secondo tempo la Francia dilaga, Barbini è chiaro sulla dinamica che porta al 12-39 finale: "Arrivavano in mille, sempre in superiorità, non sapevo più chi placcare".
L'anno scorso, a febbraio, in occasione della cerimonia di consegna dei caps organizzata dalla Federazione, Nando Barbini è tornato per la prima volta all'Olimpico. In quasi sessant'anni le cose in tribuna sono cambiate davvero: al posto di 100 persone oltre 70 mila. In campo curiosamente no: ad affrontarsi le squadre di allora, Italia e Francia. La partita si rivelerà bellissima e gli azzurri vinceranno a sorpresa 23-18. Rispetto al 1954 è tutta un'altra storia, ma Nando non è del tutto convinto: "All'Olimpico si vede male". E purtroppo su questo ha ragione.