La Russia anti fake news nasconde la censura

Il primo partito russo, United Russia, ha proposto una legge sulle fake news che, secondo il governo, dovrebbe ridurre drasticamente il numero delle bufale diffuse all’interno del paese, comprese quelle costruite dalla fabbrica dei troll. Stando alla norma, un sito web che ospita notizie false e non verificate, rischia fino a 800 mila dollari di multa, circa 684 mila euro.

Oltre ai portali però, a entrare nel mirino di Mosca sono anche gli utenti dei social network che contribuiscono a veicolare le fake news. Non parliamo tanto di Facebook, che in Russia quasi nessuno usa, ma di reti come Yandex e VKontakte, molto più popolari sotto gli Urali.

Cosa dice la legge

Secondo il testo, avallato da Putin, presidente della Federazione Russa e membro del partito United Russia, rispondono alla legge solo i siti con almeno 100 mila visitatori unici giornalieri e con una funzione di commenti sotto ogni articolo. Il disegno dà a società e gestori social al massimo 24 ore per cancellare le informazioni “inaccurate", dopo essere stati informati della loro esistenza. Passata tale tempistica, si potranno considerare varie multe, decise caso per caso.

Dubbi a riguardo

Nonostante il Cremlino voglia far passare la mossa come un adeguamento all’era di internet, quasi un’apertura alla trasparenza, in realtà dietro vi è più di un dubbio sulla bontà dell’operazione, che lascia intravedere un confine vagamente indirizzato alla censura digitale.

La norma, che ha passato il primo step dei tre previsti per l’adozione, non specifica i termini secondo i quali si debba rimuovere una notizia piuttosto che un’altra. È vero, si parla di fake news, ma in un paese in cui i concetti di democrazia e politica non vanno proprio d’accordo, sarà difficile far valere le ragioni di un post ritenuto genuino, se contrario alla visione unitaria dei controllori.

Tutto un fake

Chi è in grado di dire, oggi, che Putin non userà la legge per far cancellare post indesiderati dai social? Oppure articoli di blogger e giornalisti anti-regime? Non vi sono molti elementi per sostenere la veridicità di una fake news anzi, nel 2018, è più semplice affermare che un post sia falso piuttosto che prendersi la briga di verificarlo. Il rischio è che in Russia si fermino le bufale ma pure le notizie vere ma scomode.

Troppa cautela

Non a caso, i critici del disegno moscovita vedono dietro l’angolo un’era di eccessiva cautela da parte degli organi di informazione nazionali. La paura di una super-multa, unita a quella di mettersi in cattiva luce nei confronti del governo, spingeranno gli editori ad avere un più alto beneficio del dubbio, quando si tratterà di censurare.

Dall’altro lato, chi bazzica i social ci penserà due volte prima di commentare un post che riprende un articolo borderline, visto che già la legge russa esistente prevede multe, persino la galera, per chi critica online il potere, promuove rivoluzioni ideologiche o chiede diritti civili finora negati. Gli organo li definiscono provvedimenti contro gli estremisti, un termine che è sempre oggetto di interpretazione.

La via di Mosca non è la sola

Sinceramente, la via russa non sembra la migliore. Quest'anno vari paesi hanno approvato leggi che regolano le false notizie online, con approcci differenti. A maggio, il Kenya ha bandito le informazioni che provocano panico, caos o violenza e che possono screditare la reputazione di una persona.

Ad aprile, la Camera del Parlamento malese ha approvato una legge che vieta le fake news, prima misura al mondo del suo genere. In Francia si dovrebbe arrivare presto a una soluzione simile mentre in India la situazione è ancora molto complessa, con bufale che si diffondono via WhatsApp e scatenano veri e propri episodi di violenza collettiva. Se uno degli espedienti è stravolgere la verità, Putin sa benissimo come fare.

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