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Russia: il business non conosce sanzioni

Business is business, in barba alle sanzioni. Da quando è nato, nel 1997, il Forum economico di San Pietroburgo ha sempre attratto il gotha della finanza e dell’economia internazionale. Quest’anno crisi ucraina, sollecitazioni di Barack Obama e sanzioni da parte di Usa e Ue parevano un chiaro invito a disertare il maxi evento russo, che si terrà fra il 22 e il 24 maggio. E invece no. Magari non ci andranno tutti, e certo non in pompa magna, eppure almeno 35 top manager di grandi società occidentali hanno confermato la loro adesione al Forum per difendere gli enormi interessi in Russia delle loro aziende.

Presenti colossi come la tedesca Siemens, la francese Total, la spagnola Repsol, l’olandese Royal Dutch Shell. Per non parlare di Mercedes Benz, che figura come "auto ufficiale" dell’evento, dove Vladimir Putin farà gli onori di casa. Tra i partecipanti anche manager di Volkswagen e Bosch, secondo fonti di Panorama. E non mancheranno aziende italiane, a partire dalla Pirelli: voci attendibili danno per certo Marco Tronchetti Provera. Un altro nome che circola è quello del presidente di Poste italiane Maria Luisa Todini. In lista compaiono anche l’armatore palermitano Giovanni Barbaro e il presidente di Codest International Claudio De Eccher. Non potevano mancare Eni ed Enel (quest’ultima rappresentata da manager locali, anche italiani).

E pensare che le sanzioni sono una cosa seria. Arrivate dopo l’annessione russa della Crimea a marzo, in due tranche, vietano interazioni economiche con 97 persone fisiche e giuridiche. Fra queste, grossi nomi come Igor Sechin (numero uno della Rosneft), Gennady Timchenko o i fratelli Arkady e Boris Rotenberg, uomini di fiducia di Putin nonché suoi amici d’infanzia. Per chi infrange le regole, le ammende possono essere altissime. In alcuni casi la legge statunitense prevede addirittura il carcere. Eppure gli affari sono affari. E la torta "Russia" è troppo golosa per mollare il colpo, che stia bene o no alla politica internazionale. D’altra parte, il 19 maggio il Cremlino ha ordinato il rientro alle truppe impegnate in esercitazioni presso il confine con l’Ucraina. Un segnale di distensione da Mosca, con successiva telefonata di Angela Merkel a Vladimir Vladimirovich. Tanto che qualcuno sussurra persino che una via d’uscita sarebbe già stata trovata.

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