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December 02 2017
La svolta sul fronte del Russiagate su cui in America sta indagando il procuratore speciale Robert Mueller era attesa da giorni: Michael Flynn, ex consigliere per la sicurezza nazionale dell'amministrazione Trump, ha deciso di patteggiare e davanti al giudice si è dichiarato colpevole, ammettendo di aver mentito all'Fbi su due incontri avuti con l'ex ambasciatore russo a Washington, Sergei Kislyak, un anno fa.
Ma c'è di più: Flynn sarebbe disposto a testimoniare contro il presidente. Per dire cosa? Molto probabilmente che l'incarico di contattare Kislyak arrivò direttamente dallo staff di Donald Trump e, in particolar modo da Jared Kushner, il genero-consigliere del presidente Usa.
Flynn ha ammesso di aver mentito all'Fbi su due episodi.
Il primo è l'incontro con Kislyak in cui lo stesso Flynn avrebbe fatto pressioni perché Mosca aiutasse gli Usa e Israele a fa cadere la risoluzione di condanna degli insediamenti in territorio palestinese in discussione al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Sarebbe stato il premier israeliano Benyamin Netanyahu a chiedere a Trump di fare un'azione di lobby presso il Cremlino.
Il secondo riguarda la conversazione che Flynn avrebbe avuto con l'ambasciatore russo a proposito delle sanzioni americane a Mosca. In particolare avrebbe chiesto di evitare una escalation nei rapporti con Washington dopo le misure annunciate dalla amministrazione Obama, volte a punire la Russia per le interferenze sulle elezioni presidenziali americane.
La Casa Bianca getta acqua sul fuoco: il caso Flynn riguarda solo lo lui e nessun altra persona è coinvolta, assicura un portavoce. Ma la tensione è alta.
È la quarta persona a essere incriminata nell'ambito del Russiagate, ma la prima ad aver ricoperto un ruolo della massima importanza alla Casa Bianca.
Ora a non dormire sonni tranquilli sono sicuramente lo stesso Kushner, da tempo indagato e anche il figlio di Trump, Donald Junior. Entrambi, infatti, sono coinvolti negli incontri tra Flynn e Kislyak.
Pedina successiva che potrebbe saltare: il Presidente.