Economia
August 23 2022
Il primo paese al mondo a introdurre il salario minimo obbligatorio è stato, nel 1994, la Nuova Zelanda seguita da Australia (1996) e Regno Unito nel 1999. L’idea era quella di tutelare la dignità del lavoratore imponendo una soglia minima di stipendio (di solito su base oraria) sotto la quale imprese e aziende non possono scendere per legge.
L’Italia è uno dei pochi Paesi in Europa (assieme a Danimarca, Cipro, Svezia, Finlandia e Austria) dove il salario minimo non è mai stato introdotto e mentre la campagna elettorale è entrata nella sua fase centrale il tema del lavoro è uno dei più caldi dibattuto dai partiti.
Vantaggi e svantaggi del salario minimo sono stati spesso sdoganati da analisti e ossevatori tra chi sostiene che si tratti di uno “strumento giusto per fare in modo che la povertà lavorativa appartenga al passato” (parole del commissario Ue al lavoro Schmit) e chi invece ritiene che si tratti di una politica che non facilita competitività e libero mercato.
Di recente anche l’UE ha lanciato una direttiva dove invita gli Stati membri a approvare il cosiddetto salario minimo vitale. La direttiva, però, non impone l’obbligo di istituire il salario minimo in tutti gli stati membri, ma si limita a stabilire le procedure per assicurare l’adeguatezza dei salari minimi laddove esistono, a promuovere la contrattazione collettiva per stabilire i salari e ad aumentare l’accesso effettivo alla tutela del salario minimo per i lavoratori che vi hanno diritto in base alla legislazione nazionale.
Il motivo per cui in Italia non esiste il minimo vitale è perché, a differenza di altri Stati, la contrattazione collettiva è tanto diffusa (80% dei contratti da lavoro dipendente sono tutelati dalla contrattazione collettiva) da lasciare solo poche nicche di lavoratori scoperti dal minimo salariale. Nel mondo, invece, le cose vanno diversamente.
In Europa, come detto, la stragrande maggioranza dei 25 gode del salario minimo vitale sebbene la forbice tra gli Stati sia molto ampia e va dai 332 euro al mese in Bulgaria ai 2.256 in Lussemburgo.
Nella zona alta della classifica ci sono, appena al di sotto del Lussemburgo Irlanda e Paesi Bassi, che rispettivamente fissano la cifra a 1.774,50 euro e 1.725 euro.
Seguono Belgio (1.658,23 euro), Germania (1.621 euro), Francia (1.603,12 euro), Spagna (1.125,83 euro) e Slovenia (1.074,43 euro).
Scendono sotto i mille euro il Portogallo (822,50 euro), Malta (792,26 euro), la Grecia (773,50 euro), la Lituania (730 euro), la Polonia (654,79 euro), l’Estonia (654,00 euro), la Repubblica Ceca (651,70 euro), la Slovacchia (646 euro) e la Croazia (623,70 euro).
A chiudere la classifica si trovano l’Ungheria (541,73 euro), la Romania (512,26 euro), la Lettonia (500 euro) e la Bulgaria (332,34 euro).
Negli Stati Uniti, il salario minimo ammonta a 7,25 dollari per un'ora di lavoro, con notevoli differenze tra Stato e Stato.
Nel Regno Unito, invece, la paga minima è di 8,72 sterline per i lavoratori che hanno compiuto i 25 anni di età. A stabilirlo per la prima volta è stato il National Minimum Wage Act del 1997.
Anche nella Russia di Putin il salario minimo obbligatorio è imposto per legge, anche se i criteri di riferimento sono diversi. Per salario minimo si intende il reddito minimo dei cittadini prima della detrazione delle imposte sul reddito personale, e dei versamenti sociali su di esso calcolati. Dal 1º maggio 2018, il salario di sussistenza è stato equiparato al salario minimo ovvero 11.163 rubli (142,37 euro)
Anche in Cina il salario minimo si intende su base mensile ed è stato fissato in 281,3 euro al mese.