È calato il sipario sul Salone Internazionale del libro di Torino. Quello della nuova era, quella di Annalena Benini, la nuova direttrice. Per metri quadri è stato il più grande Salone di sempre: 137.000 metri quadrati di spazi, 15.000 posti a sedere in più all'Auditorium del Centro Congressi, 800 stand, 51 sale, 180 laboratori. Parlano, i numeri parlano. Torino è il centro del mondo dell’editoria (nonostante qualche anno fa Milano abbia cercato inutilmente di soffiare il primato alla capitale sabauda).
Tra un talk e l’altro abbiamo tirato giù un elenco di libri in cui alla base c’è la voglia di raccontare delle storie bellissime. Parliamo di design, di progetti di ricerca, di omaggi a icone del design. Libri funzionali, come gli oggetti che oggi più che mai devono essere anche “buoni ”.
OGGETTI BUONI
A cura di Steven Umbrello, editore Fandango Libri. Pagine 120
Come si progetta il futuro? Potreste chiederlo a Steven Umbrello, direttore dell’Institute for Ethics and Emerging Technologies e ricercatore post-dottorato presso Delft University of Technology. Se non riuscite a mettervi in contatto con lui, sappiate che lo trovate in libreria con questo volume pensato per farci riflettere su quanto importanti siano i nostri valori e quanto facile sia dargli il giusto peso, in ogni fase della nostra vita. Partendo proprio da tutti quegli oggetti e quelle tecnologie che scegliamo di portare nella nostra vita. Pezzi e materiali che ci definiscono e che non sono solo oggetti come potremmo superficialmente pensare. Ci condizionano e influenzano. Ci rendono vulnerabili…. se non durano nel tempo.
Sapete come si chiama questo approccio? Potenziamento morale biotecnologico . È un vero e proprio cambio di prospettiva che vuole dimostrare che si può orientare e indirizzare il nostro futuro attraverso un design intelligente ed etico. Invece di stare ad aspettarlo, ‘sto benedetto futuro, per poi accorgerci di essere arrivati in ritardo sulla tabella di marcia. Parliamo di iniziare a progettare dei design sensibili al valore, fondati sì su fondamenti filosofici ma in dialogo costante con le nuove tecnologie come l’IA, la nanotecnologia e l’Industria 4.0.
▲ FORNASETTI. MEMORIE DEL FUTURO.
A cura di Barnaba Fornasetti, editore Rizzoli illustrati. Pagine 320
È la storia di una famiglia italiana, i Fornasetti. E delle loro produzioni, che sono poi delle opere, prodotte in serie ma in numero limitato, espressione di quell’eclettismo che non ha eguali all'interno della cultura italiana del design.
«Il pubblico mi ha spiegato che quello che facevo era qualcosa di più di una decorazione. Era un invito alla fantasia, a pensare, a evadere dalle cose che ci circondano, troppo meccanizzate e inumane. Erano dei biglietti di viaggio per il regno dell’immaginazione » così ne parlava Piero Fornasetti.
Oggi quell’universo, frutto di un percorso creativo di oltre settant’anni, è in mano al figlio Barnaba che non si è limitato a prendere le redini dell’azienda ma è riuscito oltre che a valorizzare l’incredibile archivio del padre anche a rilanciare il marchio, portandolo ad uno sviluppo internazionale quasi inaspettato.
C’è tutto questo nel libro, le architetture illusionistiche tra classicismo e modernità, le piante e gli animali, le carte da gioco e i paesaggi. Fuori da ogni schema, illimitatamente fantasioso, sempre coerente negli anni, proprio come era Pietro Fornasetti.
▲ IL DESIGN DEL TESSUTO ITALIANO. Dal decò al contemporaneo. Il tessuto stampato
A cura di Vittorio Linfante, Massimo Zanella, editore Marsilio Arte. Pagine 240
Altro giro, altro viaggio. Partiamo dal 1900 per arrivare ai giorni nostri. Alla base la voglia di capire quanto ancora valga il made in Italy, parlando di un pezzo preciso della nostra storia: i tessuti. Sembra moda ma non è semplicemente moda. Semmai va di moda e scusate il giro di parole.
Ci sono dentro le sperimentazioni di Lucio Fontana, il pittore, ceramista e scultore argentino naturalizzato italiano che tutto il mondo ci ha invidiato, come anche quelle di Gio Ponti, architetto e designer italiano fra i più importanti del dopoguerra. OK c’è anche Emilio Pucci e Germana Marucelli, Roberta di Camerino e Ken Scott.
Parte tutto da quella sensibilità, a volte pop come nel caso di Elio Fiorucci, Gianni Versace e Franco Moschino. C’è dentro la forza di marchi come Prada, Marni e Valentino che spesso si sono ritrovati a vestire case, palazzi. Non può mancare un approfondimento sull’archivio aziendale di Missoni, sulle grafiche di Maison Laponte, Gentile Catone, Colomba Leddi e IUTER. Quante teste. Bene, sono loro, tutti insieme che hanno costruito la fama del tessuto italiano nel mondo. È un lessico, il loro, che in qualche modo racconta il nostro tempo. Una storia nella storia. L’Italia e un tessuto. Un paese e un oggetto. I suoi interpreti migliori. Coordinate precise.
▲ IL RITORNO DELLE PIANTE
A cura di Fabio Marzano, editore EDT. Pagine 260
Fabio Marzano per passione e professione si occupa di botanica, di natura. Non ha semplicemente il pollice verde, sia chiaro! È uno che va a fondo alle cose. Soprattutto a quelle che fanno bene al nostro pianeta.
Ha scritto un libro che parla anche di crisi climatica ma da un altro punto di vista. Immaginate un viaggio vegetale . Il suo è un vero invito a stringere alleanze con le piante, in fase di progettazione di una casa, un edificio, una città, un museo. Perché la loro presenza negli spazi urbani è importante. Parliamo di orti, di vigne e uliveti nelle città industriali, piante rivitalizzate nelle “cliniche botaniche", aree industriali dismesse che diventano parchi protetti, ecosistemi a circuito chiuso studiati dai botanici per il loro carattere di isolamento. Come si progetta meglio? Meglio di ieri? Di oggi? Non lasciando nulla al caso. Nessuna causa è persa. È così che le piante acquistate per fiere ed eventi vengono rivitalizzati in “cliniche botaniche”. Sempre così che vengono reintrodotte specie endemiche nei grandi santuari naturalistici, dalle Alpi, alle aree umide della Sicilia. Così che l’olivo e la vite, tornano nelle aree urbane. Così che le città diventano sostenibili. Accettando la sfida dell’economia circolare. Fateci caso. Buona lettura.
▲ INGA SEMPÉ. LA CASA IMPERFETTA
A cura di Marco Sammicheli, editore Electa. Pagine 208
È il catalogo di una mostra, l’unico che troverete in questo breve elenco, pensato in occasione dell’omonima mostra in scena in Triennale Milano (15 aprile – 15 settembre 2024). Merita. La mostra e il libro. Come anche scoprire la testa di Inga Sempè, designer francese nata a Parigi nel 1968, figlia d’arte. Il padre, Jean-Jacques Sempé, è un disegnatore, la madre Mette Ivers è un'illustratrice di origini danesi. Lei sfugge alle mode minimaliste che caratterizzano il design contemporaneo, vede nel suo lavoro un atto sociale che parte dall’osservazione per arrivare ad oggetti funzionali, con un carattere forte. Sa che tra i suoi compiti c’è quello di dare il via ad una evoluzione che interessa la società in cui vive, e per farlo occorre avere atteggiamenti consapevoli che portano a scegliere oggetti che durano nel tempo e amano l’ambiente in cui sono. Il suo modo di progettare è quasi poetico, lontano da ogni forma di abitudine o di staticità. La cosa bella di questo volume? La raccolta dei principali progetti di Sempé, con le schede critiche e un dettagliato repertorio iconografico.
▲ DIANA TERRAGNI. Architetture e interni
A cura di Elena Cattaneo, editore Rizzoli illustrati. Pagine 224
Diana Terragni è un architetto milanese. Un talento unico che ama la luce e tutte le interazioni che essa crea quando tocca una superfice. Visivamente gioca a unire l’interno con l’esterno. Ridisegnando spazi, paesaggi naturali, giardini.
In questo volume troverete un viaggio da Milano a Ibiza, passando da Pietrasanta e l’Engadina. Dieci tappe per altrettanti interni dallo stile inconfondibile: case private, storie inedite scattate da Mattia Aquila che ben rappresentano il pensiero progettuale di Diana Terragni, lei che parte sempre da un approccio sartoriale, per arrivare alla creazione di vere e proprie scenografie. Nulla è lasciato al caso, tutto si fa “segno ”: gli arredi fissi, i tessuti, i materiali o colori che siano, gli oggetti d’arte. Il libro è stato realizzato in collaborazione con la Fondazione Paolo e Giuliana Clerici, da sempre legata ai valori del mare.
▲ NASONMORETTI. Una famiglia del vetro muranese
A cura di Cristina Beltrami, editore Marsilio Arte. Pagine 224
C’è stata una mostra (allestita al Museo del Vetro di Murano, fino allo scorso gennaio) ma non è il volume di una mostra. È molto di più. È la celebrazione di un pezzo importante del nostro paese: l’azienda o, meglio, la cristalleria Nason & Moretti di Murano, eccellenza del vetro artigianale, fondata da Ugo Nason con l’ingresso successivo di Francesco Moretti nel 1923, che ha da poco festeggiato cento anni di storia. Un racconto attraverso oltre diecimila modelli che hanno avuto, da sempre, un focus preciso: l’arte della tavola .
Risale al 1955 il primo importantissimo tassello di una storia costellata di successi, sono anni in cui diventano riferimento del design, gli stessi in cui le loro Coppe Lidia ( ora al MoMa di New York) si aggiudicano il Compasso d’Oro alla Triennale di Milano. È la prima volta che quel riconoscimento viene consegnato ad una fornace di Murano. C’è tutto dentro. La tradizione ma anche l’innovazione, ecco perché da quel momento la Biennale di Venezia diventerà la loro seconda casa. La vetreria veneziana negli anni si innova, non si ferma, sviluppa tecniche nella creazione dei colori, come le trenta tonalità di verde, tra cui il celebre Verde Soraya, come gli occhi della principessa persiana. È arte, è design, sono opere in vetro come il Rep, calice ufficiale delle tavole del Quirinale. C’è tutto questo dentro. Parlavamo di storie bellissime. Ve ne abbiamo appena raccontata una.
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