Economia
July 05 2017
Un’operazione da 8,1 miliardi di euro, di cui oltre 5 miliardi verranno messi dallo Stato e altri 3 miliardi circa ricadranno invece sulle spalle degli azionisti e degli obbligazionisti. Ecco, in sintesi, i numeri del salvataggio del Monte dei Paschi di Siena, la più antica banca del mondo che da anni è in piena crisi. Per rimettersi in sesto, l’istituto toscano beneficerà di un aumento di capitale finanziato con soldi pubblici (lo Stato diventerà azionista al 70%).
Per ricapitalizzare la banca, però, verrà chiesto un sacrificio anche a chi ne possiede i titoli azionari e obbligazionari subordinati, il cui valore verrà completamente azzerato. In questa operazione, sono previsti dal governo dei meccanismi di tutela per i piccoli risparmiatori, in gran parte clienti di Mps che rischiavano di rimanere con un pugno di mosche in mano. Ecco, di seguito una panoramica su come si articola l’operazione.
Di sicuro gli azionisti rappresentano la categoria di risparmiatori più penalizzata nel salvataggio di Mps. E’ vero che la banca toscana verrà salvata con i soldi dello Stato ma, prima di questa operazione, le regole europee impongono di far scattare il burden sharing. Si tratta dell’azzeramento totale del valore delle azioni. Va detto, però, che negli ultimi 3 anni il titolo Mps si è già deprezzato in borsa di oltre il 99% a causa del dissesto della banca.
I titolari delle obbligazioni ordinarie (o senior) si trovano in una situazione diametralmente opposta rispetto agli azionisti. I loro titoli non verranno assolutamente toccati dal processo di ristrutturazione e verranno rimborsati regolarmente alla scadenza. Nessun problema neppure per chi ha aperto un conto corrente al Monte dei Paschi. I soldi in giacenza sono al sicuro.
In una situazione intermedia si troveranno invece i titolari di obbligazioni Mps subordinate, una particolare categoria di bond che dà a chi li possiede minori tutele rispetto agli altri creditori, in caso di dissesto della banca. Nel salvataggio del Monte dei Paschi è previsto che le obbligazioni subordinate vengano convertite in azioni dell’istituto, il cui valore è azzerato. E’ stato architettato però un sistema per salvaguardare i risparmiatori privati, penalizzando gli investitori istituzionali (nel paragrafo seguente la spiegazione di come verranno tutelati i piccoli obbligazionisti).
Entro 60 giorni dalla conversione in azioni dei bond subordinati, i piccoli risparmiatori che possiedono i titoli riceveranno dalla banca un’offerta di scambio (finanziata coi soldi dello Stato per circa 1,3 miliardi di euro). In pratica, dopo aver trasformato i loro bond subordinati in azioni, i risparmiatori potranno fare un percorso inverso: riconvertire i loro titoli azionari in obbligazioni della banca, per un valore pari alla somma di denaro investita inizialmente. I nuovi bond assegnati ai risparmiatori saranno però obbligazioni ordinarie (e non più subordinate), cioè titoli meno rischiosi che garantiscono alla scadenza la restituzione del 100% del capitale versato.
Saranno coinvolti in questa operazione soltanto i risparmiatori i bond subordinati che hanno il codice isin IT0004352586. Si tratta di obbligazioni subordinate con scadenza nel 2018 che sono state emesse nel 2008 da Mps per finanziare l'acquisizione di Banca Antonveneta . Tutti i piccoli risparmiatori che hanno questi bond nel portafoglio saranno dunque indennizzati, anche se dovranno attendere almeno un paio di mesi.