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June 22 2012
Il crepuscolo pensoso delle notti illuni. Scoperto il verso di Aleksandr Sergeevic Puskin potrei chiudere qui. Chi non ha visto San Pietroburgo ora la immagina. Davanti al “crepuscolo pensoso” che tinge le notti “senza luna”. Le stesse in cui vivono strani uomini, i sognatori. Quelli di cui parla Fedor Michailovic Dostoevskij nelle sue opere, a partire da Delitto e Castigo . Chissà se i due scrittori russi amassero guardare le imbarcazioni sul fiume Nava nel chiarore delle notti d’estate quando, nel periodo del solstizio (tra l’11 giugno e il 2 luglio) e ancora per tutto il mese di agosto, il sole nella città degli zar sembra non volersi riposare mai.
San Pietroburgo, città elegante, signorile, sinonimo di Ermitage e di molto altro, nelle "Beliye Nochi", le notti bianche, si riempie di romanticismo, musica, allegria. E non perde mai il colore del crepuscolo “pensono”.
Ce la racconta Dostoevskij nel suo Le notti bianche , romanzo in cui si toccano i picchi dell’amore che sorprende e dell’abbandono che distrugge. Si svolge in quattro notti. Il protagonista camminando per le strade, le piazze, i ponti di San Pietroburgo, incontra lei, la donna con cui avrà un rapporto intenso, seppur breve. “Dio mio! Un minuto intero di beatitudine! È forse poco per colmare tutta la vita di un uomo?”, dirà. E come dagli torto.
Con tutto altro umore e piglio, invece, Nikolaj Vasil’evic Gogol ci fa trottolare tra le strade della città con iRacconti di Pietroburgo. Da La Prospettiva Nevskij (Viale della Neva), a Il diario di un Pazzo, Il ritratto, Il naso, Il calesse, Il cappotto. Sono tutti accomunati da un'unica ambientazione: San Pietroburgo, con le luci dei palazzi, la Prospettiva Neva (il grande corso centrale) che fiancheggia il fiume e che ad ogni ora si riempie prima di giovani, poi di scapoli, poi di anziani, a differenza della Moraskaja, della Gorochovja, di corso Litejnij dove il flusso è continuo a tutte le ore del giorno.
È tra le strade della città che si perdono il naso dell’assessore Kovaljov (finito per errore nel panino del barbiere Ivan Jakovlevic) mentre il fantasma dell’impiegato statale Akakij Akakievic Basmackin gira terrorizzando i cittadini e rubando i loro cappotti per strada, per vendicarsi del furto subito e che gli ha causato la morte per freddo.
Ad animarsi è anche la statua di Pietro il Grande nel poema Il cavaliere di bronzo di Aleksandr Sergeevic Puskin. La statua è uno dei simboli più conosciuti di San Pietroburgo in nome di colui che la città l'ha costruita. Nel poema si racconta di un impiegato che perde la findanzata nella inondazione di Pietroburgo nel 1825 e impazzito per il dolore, passando davanti al monumento, leva il pugno contro l'imperatore che si stacca dal piedistallo animandosi e inizia a inseguirlo per le strade della città. Fino ad ucciderlo.
Per ultimo (ma davvero questa volta ho fatto fatica a selezionare!) vi lascio Il maestro di Pietroburgo di John Maxwell Coetzee. Un omaggio del premio nobel sudafricano al grande Dostoevskij. In esilio a Dresda, Dostoevskij ritorna a Pietroburgo sotto falsa identità, dopo la morte dai contorni poco chiari del figliastro. Lo scrittore si stabilisce nell'appartamento che era stato di Pavel e ossessivamente, insegue il fantasma del figlio per scoprire che cosa veramente gli sia capitato, indagando negli ambienti rivoluzionari di Nechaev. E lì rivive una serie di passioni: amore, voglia di fuga, contrasto, ossessione.
I LIBRI CONSIGLIATI
J.M. Coetzee, Il maestro di Pietroburgo, Einaudi
F.M. Dostoevskij, Delitto e castigo, Mondadori
F.M. Dostoevskij, Le notti bianche, Dalai Editore
N.V. Gogol, I racconti di Pietroburgo, Marsilio
A.S. Puskin, Il cavaliere di bronzo
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