Televisione
February 13 2022
A una settimana dal gran finale, botto di ascolti e trionfo della coppia Mahmood-Blanco, non si placa l’onda lunga di Sanremo 2022. Mai come quest’anno è stata una «sbornia collettiva» difficile da archiviare: sarà per il successo dell’Ama-ter, sarà che le canzoni sbancano in streaming e in radio, sarà che la gente ne ha le tasche piene di Covid e situazione politica instabile. Meglio buttarsi sul Festival, dunque, rievocando i momenti più belli, quelli che entreranno di diritto nelle Teche Rai. Panorama.it lo ha fatto con uno sguardo inedito - da dietro le quinte - con Sergio Rubino, uno degli autori del 72esimo Festival di Sanremo assieme a Paolo Biamonte, Martino Clericetti, Barbara Cappi, Massimo Martinelli e Ludovico Gullifa.
Rubino, il momento più bello di Sanremo 2022 secondo lei?
«Come unicità narrativa, la quarta sera, quella le cover. È stato impressionante passare in pochi minuti da Sinatra a De Andrè: le performance sono state pazzesche, Amadeus ha tenuto un ritmo clamoroso senza sbavature».
Il momento più complicato?
«Da gestire nessuno perché non ci sono stati grandi imprevisti. Tecnicamente complicati sono state le performance di Cremonini e della Pausini perché hanno portato lì il loro mondo. Ma va detto che la Rai ha dei tecnici bravissimi in gradi di cablare e scablare tutto ogni cinque sei minuti. Non abbiamo nulla da invidiare ai grandi show internazionali»
Il segreto del successo di questo Festival?
«Amadeus ha fatto un qualcosa che non a tutti riesce: ha intercettato il sentimento popolare, ha capito ciò che la gente voleva. Poi c’è una componente fortuna che segna sempre la differenza tra un programma ben fatto e uno di successo»
E come c’è riuscito Amadeus?
«Seguendo una sua idea sia di spettacolo che di formazione del cast molto coerente. E con un entusiasmo assoluto».
Le sue doti?
«È rigoso, attento e puntiglioso. Trova in ogni situazione artistica il cuore della cosa e la fa emergere, senza lungaggini. E questo al pubblico piace. In più ha tempi pazzeschi e un orecchio radiofonico che fanno la differenza. E poi sa essere una spalla perfetta: è un incassatore eccezionale, sa quando far schiacciare il comico. Lo ha dimostrato con Zalone».
Capitolo Checco Zalone. La sua «favola Lgbtq» ha sollevato qualche critica.
Chi lo ha criticato non conosce il suo modo di fare satira sull’ipocrisia dominante. La favola era un percorso verso con un riscatto clamoroso, Oreste dice: “Io sarei il diverso/che ipocrisia dell’universo”. Ho costruito con lui la drammaturgia e le assicuro che è stato un momento di tv molto studiata, con un contrappunto musicale raffinato - dal valzer del Gattopardo ai corni. Il messaggio era evidente ed era una critica feroce alla discriminazione.
Perché nel 2022, in Italia, ancora c’è chi si stranisce per Drusilla Foer al Festival?
«Perché siamo un paese ipocrita, che tollera ciò che torna utile e attacca per mantenere il consenso ma sottotraccia consente tutto. Chi si aspettava lo scandalo si è ritrovato di fronte un’artista che ricorda il grande Paolo Poli. Amadeus ha avuto una grande intuizione».
Hanno funzionato meno Ornella Muti e Lorena Cesarini.
«Non sono d’accordo. La Muti è iconica, c’era il piacere di rivedere una figura familiare e ricordare la sua grande carriera. Quanto al monologo della Cesarini, è stato scritto in maniera impeccabile da Barbara Cappi e Martino Clericetti, ma l’emozione le ha giocato un brutto scherzo. Guardi che quel palco fa tremare anche i grandi».
Amadeus invece appare perfettamente centrato anche sul palco dell’Ariston. Come fa?
«All’apparenza è straordinariamente calmo, non vive la pressione e non la trasmesse. È come se diventasse freddo per non perdere lucidità e questo infonde tranquillità a tutti. E glie lo posso assicurare visto che ero sempre addosso a lui nel gabbiotto sulla sinistra del palco».
Davvero non sapeva nulla di ciò che avrebbe fatto Fiorello?
«Sì, gli piace essere sorpreso da lui. Rosario per altro ha riconfermato di essere un fuoriclasse: l’anno scorso aveva galleggiato in un acquario vuoto, quest’anno è tornato dopo l’allenamento nei teatri piccoli e ha ribadito la sua grandezza. Lui e Ama hanno dei tempi televisivi e comici perfetti».
È piaciuta molto anche Maria Chiara Giannetta.
«Amadeus l’ha conosciuta a I soliti ignoti che è il suo test personale. Di attori bravi ne vede molti, in lei ha notato la capacità d’improvvisazione e un certo feeling. La Giannetta non solo ha dimostrato il suo talento – senza la spocchia del “guardate quanto sono brava” - ma anche la sua carica umana molto forte».
A una settimana di distanza, ora ci dica la verità: cos’è successo dietro le quinte a Sabrina Ferilli e cosa c’è dietro il Ferilli-gate?
(ride) «Come ha già detto lei, nulla. Sabrina è una che parla come mangia ma non c’è alcun retroscena clamorosa o tensioni, su cui i social si sono incistati inutilmente. L’abbraccio finale con Amadeus, dietro le quinte, è la risposta a tutto. Lei è geniale, ironica, ha carisma e si è divertita».
Per lei si è trattato del sesto Sanremo: ne ha fatto uno con Baudo nel 2003, due con Paolo Bonolis e tre con Amadeus. Come si fa a scrivere per conduttori dalle personalità così diverse?
«Mi devo innamorare dell'artista con cui lavoro e con loro è stato molto facile. Ciascuno ha la propria cifra, basta entrare in sintonia con quella: si lavora come un bravo sarto, cucendo e ritagliando. Siamo come degli artigiani e il nostro è un lavoro da bottega».
Ci sarà un quarto Festival di Amadeus?
«Questi sono ragionamenti che vanno fatti a freddo e che riguardano Amadeus e la Rai. Saranno loro a decidere. Per adesso mi concentro su Affari tuoi-Formato famiglia, il nuovo programma di Ama su Rai1, di cui sono tra gli autori».