Televisione
February 09 2023
Se non è la “maledizione di mezzanotte” Amadeus, poco ci manca.Dopo il “cavallo pazzo” Blanco, Amadeus domani rischia di dover gestire un caso politico inaspettato, con Fedez che da ospite innocuo dalla nave crociera fa scoppiare un mezzo terremoto al Festival con una frase - «Se va a Sanremo Rosa Chemical scoppia la lite, forse meglio il viceministro vestito da Hitler. Purtroppo, l’aborto è un diritto, sì ma non l’ho detto io, un ministro» - in cui attacca indirettamente la deputata Morgante di FDI, poi il viceministro Galeazzo Bignami (strappando la sua vecchia foto in cui era vestito da gerarca nazista) e poi il ministro Roccella. In attesa che la polemica deflagri, meglio concentrarsi sullo show, con il meglio e il peggio della seconda serata del Festival.
L’apertura è col botto. L’effetto nostalgia canaglia è dietro l’angolo ma, vivaddio, col “trio meravigliao” Al Bano-Morandi-Ranieri («i tre Highlander», li ribattezza Fiorello) si canta a squarciagola. Quasi come Coletta in prima fila all’Ariston. Ugole d’acciaio e capelli che più tinti non si può in modalità 50 sfumature di radica. Pezzi di storia della musica e di Sanremo, celebrati con un altro karaoke collettivo che manda in visibilio gli over 60 ma piace pure ai più giovani. È il nazional popolare, bellezza. Regala brividi Ranieri; commuove (e si commuove) Morandi con quel “se sei a terra, non strisciare mai/se ti diranno sei finito/non ci credere”; esagera Al Bano con gli acuti e le flessioni finali. VOTO: 8
Pegah Moshir Pour, attivista e content creator, era una delle carte coperte della seconda puntata. Importante il messaggio che porta sul palco parlando della protesta in corso in Iran, ormai completamente sparita. «Esiste un paradiso forzato? Come si può chiamare un posto dove il regime uccide pure i bambini?», si chiede. Racconta di quanto la musica sia un diritto universale, poi viene affiancata da Drusilla Foer e assieme citano Baraye, canzone di Shervin Hajipour diventata simbolo della protesta dell’Iran. In quel “per la libertà” c’è il senso di tutto l’intervento. VOTO: 9
Occhio agli outsider. Il primo è Mario Di Leva, il bambino co-protagonista con Francesco Arca della nuova serie di Rai1 Resta con me: tira fuori la maglia del Napoli e la regala al super interista Amadeus. Il secondo è Bruno il corista di Sanremo, chiamato sul palco a fare da traduttore quando arrivano i Black Eyed Peas: lui gongola, Twitter impazzisce. In due minuti hanno fatto una figura migliore di quanto fecero la Muti e Lorena Cesarini. VOTO: 6
Bella, elegantissima in Armani Privè, con un’ironia sottile che buca. Francesca Fagnani entra in punta di piedi poi si prende il palco con un monologo potente. Non voleva parlare di se ma far parlare. E dando voce ai ragazzi del carcere minorile di Nisida, con una lettera scritta anche da loro, c'è riuscita. «Non cercano la nostra pena, perché della nostra pena non se ne fanno niente», precisa. Dà voce a chi ha rapinato e ucciso, a chi ha 15 anni e «gli occhi pieni di rabbia e di vuoto. Hanno occhi che chiedono aiuto senza sapere a chi chiedere aiuto». E insiste sull’importanza dell’educazione e di come lo Stato dovrebbe combattere la dispersione scolastica. «È una questione di uguaglianza. Quando gli chiedo “cosa cambieresti” loro mi dicono: “Sarei andato a scuola”». Andrà riascoltata due volte, ma c'è tutto - tutto - in quel «io pensavo che la felicità si comprava». Molto brava. VOTO: 8.
Partiamo dal finale: «La responsabilità di quello che ho fatto è solo mia la Rai non conosceva il testo di quello che avrei cantato», dice Fedez. Ma il “danno” ormai è fatto e chissà che ne pensa la moglie, Chiara Ferragni, che sabato torna all’Ariston. Doveva solo cantare, ha innescato un caso politico prima pizzicando il centro-destra al Governo: «Se va a Sanremo Rosa Chemical scoppia la lite, forse meglio il vice ministro vestito da Hitler. Purtroppo, l’aborto è un diritto, sì ma non l’ho detto io, un ministro. A volte anche io sparo cazzate ai quattro venti, ma non lo faccio a spese dei contribuenti», rappa. Il passaggio successivo sa di premonizione: «A pestarne di merde sono un esperto». Sul finale, alza lo sguardo al cielo e lancia una dedica a Gianluca Vialli: «Se penso a chi mi ha dato la forza guardo in alto, è il ricordo di Gianluca che porto su questo palco». Poi strappa la foto di Bignami e scatta il caos. Geniale Fiorello su Amadeus: «Sei come lo Swiffer, solo che attiri le polemiche». VOTO: non classificabile
Amadeus annuncia l'arrivo del comico Angelo Duro e avverte il pubblico: «Se non vi piace l'irriverenza, cambiate canale». Doveva essere un ciclone di trasgressione, si è abbattuto sull'Ariston al massimo un temporale estivo. Non conquista il pubblico, nonostante ce la metta tutta a colpi di sagacia. Però, all'una del mattino, è davvero difficile stargli dietro. Pure quanto resta in mutande. In sala l'atmosfera si fa glaciale, gli applausi arrivano a stento e lui si congeda col doppio dito medio. VOTO: 3