Televisione
February 08 2023
Quattro ore di diretta senza una sbavatura, scaletta costruita con abilità strategica per solleticare gli ascolti, poi a mezzanotte arriva “cavallo pazzo” Blanco che stravolge tutto e prende a calci il palco. Quattro ore dopo, il poetico omaggio di Benigni alla Costituzione è un solo un lontano ricordo così come la standing ovation per Mattarella. La prima puntata di Sanremo 2023 doveva essere ricordata per il monologo di Chiara Ferragni e invece finirà dritta negli annali festivalieri per il “colpo di testa” di Blanco che s’arrabbia perché non sente la sua voce in cuffia e distrugge l’allestimento floreale. Un dejà vu da rocker, che però sa subito di trasgressione fighetta. È il brutto della diretta, bellezza, con Amadeus reuccio nella gestione dell’imprevisto (vedi Bugo-Morgan), costretto a placare il pubblico dell’Ariston imbizzarrito contro il cantante che appena un anno fa era stato portato in trionfo proprio su quel palco. Dal monologo della Ferragni al rassicurante Morandi, ecco il meglio e il peggio della prima serata.
Roberto Benigni divide sempre, o piace all’ennesima potenza o non conquista. Ma riesce come pochi a mischiare i registri, a ironizzare (lo fa pure sul quarto Festival consecutivo di Amadeus: «Bisogna stare attenti, è una dittatura, bisogna fermarlo. Ma gli si perdona tutto») e poi a far riflettere. Grande affabulatore, parla della Costituzione e fa commuovere anche Sergio Mattarella – presente all’Ariston, prima volta in assoluto nella storia del Festival - quando ricorda Bernando Mattarella, il padre del Presidente, uno dei padri Costituenti: «Lei e la Costituzione avete avuto lo stesso padre. Possiamo dire che è sua sorella», ha detto il premio Oscar. Intervento compatto, senza sbrodolamenti. Bella la chiosa: «Chi sogna arriva prima di chi pensa». VOTO: 8
Per scoprire come hanno cantato, bisogna leggerele pagelle musicali di Panorama. Ma una citazione la merita l’esibizione dei Coma Cose: poetici, emozionati, commoventi. La regia colpisce nel segno e riesce a cogliere anche le piccole sfumature di un’alchimia artistica che sembra di poter toccare con mano. VOTO: 9
Anche se il rischio è quello di perdere il conto delle reunion, quella dei Pooh è il viatico per l’immancabile karaoke collettivo. Si canta e si urla (a proposito: Roby Facchinetti è diventato ormai un generatore automatico di meme virali), che il repertorio è più transgenerazionale che mai. C’è un po’ malinconia quando sul sipario vengono proiettate le immagini di Stefano D’Orazio che canta Uomini soli. VOTO: 6 e 1/2
Un po’ lettera auto motivazionale, un po’ summa di frasi ad effetto destinate a diventare virali tra i suoi seguaci. Dentro lo speech di Chiara Ferragni (a chi le chiede se ha chiesto l’aiuto da casa, risponde: «L’ho scritto da sola»; «e si vede», ironizzano sui social) c’è di tutto e di più, come la Rai. Dal “processo a me stessa” di oxiana memoria “alla lettera a me stessa bambina”, che passa in rassegna le lacrime in cameretta e arriva fino a quelle sui red carpet. L’idea di partenza sarebbe stata pure buona, ma finisce per essere un pastone buonista che ingloba tutto, dal vaffa agli haters, al rapporto con paure e insicurezze, il femminismo tendenza il “corpo è mio e lo gestisco io”. Ma la parte più bella e sincera è la stoccata clamorosa all’ex fidanzato che per anni si è preso il merito di averla inventata. Buonista sì, ma pronta a graffiare. VOTO: 4
Brian Molko, scansate. C’era una volta il leader dei Placebo che spaccò la chitarra sul palco dell’Ariston (era il 2001), ora c’è Blanco che prende a calci i cespugli di rose allestiti per la sua performance. Qualcosa però va storto – un problema di audio nelle sue cuffie -, il 20enne sbrocca e inizia a distruggere tutto. Il pubblico inamidato dell’Ariston si irrigidisce, lo sommerge di fischi e Amadeus è costretto ad intervenire per placare gli animi. «Hai combinato un disastro figlio mio», dice proponendo di farlo riesibire. Poi la retromarcia tra i boati, dopo che lui peggiora la situazione: «Mi sono divertito lo stesso». Per Blanco uno scivolone epico che fa rimpiangere Bugo e Morgan. Ma i suoi fan già lo assolvono. VOTO: 0
Prima della vigilia era tutto un “largo a giovani”. Ma alla fine la scelta di Amadeus - che ormai conduce il Festival col pilota automatico - di scegliersi Gianni Morandi come spalla, si rivela giustissima. Perché rottamare quando l’usato è più sicuro che mai? Morandi unisce, da veterano dello spettacolo con l’aria dello zio che al pranzo di Natale vogliono tutti di fianco. Trasversale e multitasking, canta l’Inno per Mattarella e spazza via le rose distrutte da Blanco (subito negli annali festivalieri), rassicura la Ferragni (che se la cava nel complesso molto meglio di altre colleghe co-conduttrici che l’hanno preceduta) e si prende l’Ariston cantando Battisti. VOTO: 9