July 02 2013
Sapore di sale, giochi
David Marchiori
Quando ero ragazzino, d’estate capitava di andare nelle sale giochi al mare. La differenza tra le sale giochi in città e quelle al mare era che nelle prime i genitori non ti ci facevano andare: bulletti, vecchi nicotinomani, palestra di vita precoce per chi come me non era ben allenato. La sala giochi al mare invece prevedeva ragazzine carucce con cui socializzare, famigliole straniere che parlavano lingue sconosciute, e perché no anche dei videogiochi di ultimissima generazione.
Un piccolo paradiso che univa dilettevole e dilettevole, e dilettevole.
Senza dimenticare che potevi giocare a biliardo in una sala priva di qualsiasi odore che non fosse una crema dopo sole senza che un fenomeno di una qualsiasi età compresa tra i quaranta e i settant’ anni ti sfidasse o ti deridesse. Oppure esibirsi a biliardino ( o calcetto, o calcio balilla, o come lo volete chiamare) giocando in coppia con perfetti (meglio se perfette) sconosciuti di un qualsiasi paese europeo, o fare i ganassa a flipper. Insomma, venticinque anni fa la sala giochi d’estate era un ottimo modo per scialacquare la propria paghetta e cominciare ad entrare nell’ Europa unita.
Ai giorni nostri, invece, le sale giochi sono diventate delle perfette palestre per entrare nel magico mondo del gioco d’azzardo. I flipper hanno fatto la fine del rinoceronte nero, mentre tutti gli altri giochi sono vicini all’estinzione. Trionfano invece i giochini che spingono i ragazzi a scommettere, tentare la sorte, giocarsi gettoni nella speranza di vincere un pupazzo, nuovi gettoni, o meglio ancora un Ipad o un lettore Mp3.
Al bando le svedesine e la gloria di vincere un gran premio di Rally, avanti con il piccolo casinò per ragazzini. Una tendenza in crescita, e piuttosto inquietante. Se vi capita di andare con i vostri figli, prestateci la giusta attenzione. Poi vedete voi…
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