Calcio
October 02 2023
La crociata di Maurizio Sarri contro i calendari del calcio moderno sarebbe condivisibile se non fosse completamente fuori dal tempo e, nel suo come in altri casi, incoerente con lo status di Sarri, degli allenatori e dei calciatori di oggi come beneficiari di un sistema che si regge proprio sulla moltiplicazione degli eventi. Che significa più patite da vendere alle televisioni in tutto il mondo, più soldi e, al termine della filiera del pallone, stipendi più alti per tutti.
Non ha torto Sarri quando denuncia l'eccessivo sforzo cui sono sottoposti i calciatori, tra viaggi e gare ravvicinate. Lo sostengono in tanti, a partire dal sindacato mondiale dei giocatori, solo che all'orizzonte non si vede possibilità per cambiare il sistema. Anzi. Dal prossimo mese di settembre la riforma della Champions League aumenterà il numero degli impegni di altissimo livello (minimo otto partite), Fifa e Uefa esigono la loro parte per le nazionali e l'ipotesi di ridurre il contingente di squadre della Serie A si scontra con l'atavico problema che - offrendo meno partite - è difficile richiedere ai broadcaster gli stessi soldi.
Per questo Sarri ha ragione, ma anche profondamente torto. E come lui tutti gli altri che sollevano il tema senza fare il passo successivo. Il calcio romantico delle 30-40 partite a stagione, delle gare tutte la domenica pomeriggio alle 14, delle radiocronache di 'Tutto il calcio minuto per minuto' e dei gol da vedere in una botta sola a '90°' è finito da un pezzo. Non da ieri, almeno da vent'anni. Se lo si evoca con nostalgia può passare, se si immagina che possa essere un progetto futuribile allora bisogna contemporaneamente dichiararsi disponibili a un poderoso taglio dei propri guadagni.
Un passo che nessuno ha finora compiuto. Lo stesso vale per gli strali che ciclicamente vengono indirizzati da tecnici e dirigenti a chi i calendari li compila, non appena il procedere delle giornate presenta in conto con cicli di sfide impegnative in rapida successione. Non è una peculiarità solo dell'allenatore della Lazio, convinto che aver preso in trasferta Napoli-Juventus-Milan nelle prime 7 giornate sia un'anomalia assoluta.
La verità è che la compilazione dei calendari del campionato risponde a qualche criterio base posto dalla Lega e da centinaia di vincoli e richieste che lo rendono un gioco ad incastro complicatissimo. Poi tocca alle televisioni decidere chi gioca e quando. Fa parte del pacchetto di opzioni garantite nei vari bandi per la cessione dei diritti tv, dunque una facoltà ben remunerata e che DAZN e Sky esercitano come pieno diritto. Il bando tv lo hanno scritto e votato i presidenti delle società e con quei saldi pagano i propri tecnici e giocatori. Sarebbe il caso che si parlassero tra di loro per cercare una linea comune.