La Schlein non dice nulla, ma il resto della direzione Pd dorme

La domanda, spontanea, che sorge dopo aver ascoltato la relazione di Elly Schlein alla Direzione Nazionale del Partito Democratico è una e solo una: tutto qui? Perché se qualcuno si aspettava risposte forti e decise alle varie questioni aperte dentro un partito che perde pezzi in continuazione (ultima in ordine di tempo la vicesegretaria dei dem del Molise, addio arrivato dopo quello del numero uno del Lazio, D’Amato, pronto a passare tra le braccia di Renzi) è rimasto deluso, sospeso e soprattutto con gli stessi dubbi di questa mattina.

Ad essere sinceri la voce tremolante delle prime parole pronunciate davanti al microfono hanno fatto trasparire tutta la tensione accumulata in un periodo che forse nemmeno lei, nemmeno nelle sue più negative previsioni, si aspettava. Ci si attendevano chiarimenti sulla sua partecipazione con abbraccio a Giuseppe Conte alla manifestazione del Movimento 5 Stelle, che non è per niente piaciuta all’ala più progressista dei dem; ci si aspettava anche solo un accenno, un commento alle parole di Beppe Grillo tra Passamontagna e Brigate (a proposito; il comico genovese ha spiegato che siamo noi degli inetti dal non capire che si trattava di boutade…); ci si aspettava in sostanza chiarezza sulla linea del partito che finora nessuno ha visto e forse nemmeno il segretario stesso conosce. Niente di niente.

Il solito gioco del passo avanti e di uno indietro. Sull’alleanza con i grillini, tanto per toccare subito il nervo scoperto, ecco che arriva si l’abbraccio all’ex premier ma anche la conferma della posizione atlantista nella questione Ucraina: “Su questo siamo molto distanti dal M5S”. Però c'è l'apertura per le alleanza nelle amministrative che verranno "perché da soli siamo condannati alla sconfitta..."

Così, con il solito lessico ammorbante, perfetto per l'ironia della Gialappa's Band, ecco il messaggio: il richiamo alla mobilitazione, in generale. Ogni tema è buono: lavoro, salario minimo, giovani, scuola, donne, fisco, tutto fa brodo, tutto fa mobilitazione, tutto per dare fondamentalmente l’idea di un partito vivo, con un battito cardiaco e cerebrale. Perché alla fine è proprio questo che la Schlein teme: di trovarsi in un pantano di polemiche interne, di guerre tra correnti, ferma, anzi, bloccata e destinata a vivacchiare alla deriva come una barca senza vela e motore.

Bisogna però essere onesti. Non è che il resto dei presenti, della discussione, della direzione abbia offerto molto di più. Nessun attacco diretto alla neo leader (attacchi come quelli che nei corridoi del Nazareno ci sono e sono con il volume sempre più alto, ma non oggi, non davanti alla diretta streaming), nessuna domanda secca, nessuna richiesta forte. Insomma, è mancato l’arrosto, mentre di fumo a sinistra ce n’è da tempo in gran quantità.

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