Schlein-Meloni, primo round alla Camera

Schlein contro Meloni, Meloni contro Schlein. Oggi alla Camera è andato in scena il primo, atteso, scontro diretto tra le due leader di maggioranza ed opposizione, antipasto di quel confronto tv di cui tanto si parla ma che per motivi misteriosi (dato che entrambe si sono dette disponibili) non appare all'orizzonte.

Scontro di persone e personalità, tra donne completamente diverse e che oggi è stato evidentissimo, politicamente e forse anche umanamente si detestano. E forse è giusto che sia così.

Occasione il question time a cui è stata sottoposta il Presidente del Consiglio. Prima risposte su Gaza, sull'Europa e sul patto di stabilità; qui Meloni sembra utilizzare i suoi discorsi su Superbonus e Reddito di Cittadinanza come il riscaldamento pre-partita. Perché, come in ogni menù che si rispetti, il dolce arrivava alla fine.

Eccola, Elly Schlein, giacca gessata, molto da armocromista. Legge per gran parte del minuto a disposizione la domanda sulla sanità; ma il tema era in assoluto una cosa di contorno. Bisognava capire l'atteggiamento, come le due avrebbero affrontato il primo round sul ring. Schlein pare impacciata, tesa, molto tesa, lo si percepisce dal respiro. Alla fine però molla i fogli e parla per qualche secondo a braccio. Qui sembra sciogliersi di più; nel complesso una domanda dai toni fiacchi, piuttosto debole, quasi intimorita. Attorno freddezza delle sue colleghe di partito che la circondano, alcune a testa bassa.

Tocca alla premier rispondere.

Meloni prende la parola, legge la prima frase, poi cambia marcia; gira la testa per rivolgersi alla «collega», usa ironia e toni sempre più alti. Mette in campo l'esperienza di anni ed anni di battaglie in quell'aula che è un po' casa per lei. Accanto il ministro Urso sorride alle frecciate della premier. La leader di Fratelli d'Italia chiude la sua risposta rimettendo a posto il microfono con molta forza e decisione, poi si siede, incrocia le braccia e guarda la segretaria Pd. È lanciata la sfida.

Tocca ad Elly la replica (ed il diritto all'ultima parola; un vantaggio non da poco in un confronto diretto). La segretaria dem cambia volto, tono, atteggiamento. Alza la voce, muove le mani, punta il dito più volte mostrando un aggressività che non le appartiene, lei, Regina del bon-ton politically correct moderno. «Io ero stata più delicata di lei...» dice come un pugile che ha preso il pugno per prima.«Non risponda con la solita balla...» dice, parlando con un tono molto lontano dai salotti intellettuali ed internazionali che frequenta.

Meloni non abbassa mai lo sguardo, sempre fisso verso la rivale. Le braccia non sono più conserte ma solo la sinistra è appoggiata sul mento, come quando si ascolta una lezione noiosa a scuola. È sfida sempre più accesa.

Schlein finisce, l'aula si svuota.

Il primo combattimento tra le due leader non sappiamo chi lo abbia vinto; di sicuro Meloni ha più esperienza e Schlein ha sentito più la gara. Ma quel cambio di atteggiamento nella sua replica, rabbiosa, forse ci ha fatto vedere una faccia nuova se non addirittura la vera faccia di una persona forse ingabbiata in una cornice di atteggiamenti e comportamenti che sembra sentire poco sua.

Di sicuro c'è solo che a questo punto il faccia a faccia tv è necessario, oltre che molto interessante.

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