Politica
March 01 2023
Istanze Lgbt e genderfluid, abortismo sfrenato, eutanasia, liberalizzazione delle droghe, sicuramente quelle “leggere”, ecologismo antiumano e guerra dichiarata alla libertà educativa delle famiglie italiane. È il calderone radical progressista in cui è definitivamente caduto il Partito Democratico, dopo l’elezione di una delle più alte esponenti di queste istanze e di questo mondo: Elly Schlein.
Classe 1985, laureata in Giurisprudenza nel 2008 negli Stati Uniti, ha un passato come attivista nella campagna elettorale di Obama. Nel 2014 viene eletta come eurodeputata mentre nel 2021 è campionessa di preferenze nelle regionali in Emilia-Romagna e si guadagna il ruolo di vice-presidente. Ora, dopo essere stata eletta a Montecitorio nelle scorse elezioni politiche di settembre, è approdata alla segreteria del PD.
Il suo passato e il suo presente vanno a nozze con il “politicamente corretto” e con lo storytelling del mainstream, che già prima delle elezioni ha preso letteralmente a “coccolarla” come paladina del progressismo, tanto da avere la copertina di un numero de L’Espresso tutta per sé, incoronata infatti come «femminista, ambientalista, progressista, di governo»: più che un titolo, una vera e propria investitura.
Ma il suo “curriculum” radicale non si fermava certo lì. Oltre ai suoi dati personali e più sensibili – che non ci verrebbe mai in mente di citare o toccare se non fosse stata lei stessa a sbandierare ai quattro venti il suo orientamento sessuale fluido - Elly Schlein è da sempre fiera paladina del mondo LGBTQI+ e ultras abortista, visto che in molti – ultimamente – amano usare questi termini da stadio.
Ecco qualche esempio eloquente del vortice radicale in cui ha fatto piombare il Partito Democratico: garantire una percentuale di medici non obiettori in tutte le strutture; rendere più facile i percorsi di transizione; introduzione della carriera alias; riconoscimento delle famiglie cosiddette “omogenitoriali”; legge sul fine vita per garantire la “dolce morte”; legalizzazione della cannabis.
Posizioni nette, senza mezzi termini, senza possibilità di scappatoie che rendono ora il Partito Democratico una mina vagante per la libertà e la tutela di milioni di famiglie, genitori, bambini e anziani, ma che probabilmente rappresentano anche una bomba ad orologeria pronta a scoppiare in seno al PD stesso.
Domenica scorsa, appena eletta la Schlein, infatti, la “fuga” di esponenti ed elettori del Partito Democratico poteva essere una semplice ipotesi, sostenuta soprattutto se si pensa ai molti “moderati” e “cattolici” (le virgolette, mi scuserete, ma sono d’obbligo) del PD, che poco hanno da spartire con una segreteria così estremista e radicale. Ipotesi che, però, già in questi primissimi giorni post-primarie sembra prendere una prima forma. Basti pensare, infatti, alle parole di Beppe Fioroni, storico dirigente della Margherita, tra i fondatori del PD e sostenitore di Stefano Bonaccini, che ha già annunciato il suo defilarsi: «Sono sempre stato uno con le valigie in mano e stavolta prendo atto che è arrivato il momento. Nasce un nuovo soggetto che non è più il PD che avevamo fondato e prendo atto della marginalizzazione dell'esperienza popolare e cattolico democratica». A fargli da eco – o almeno sembra – anche la capogruppo dem alla camera Debora Serracchiani, che si è detta pronta a «fare un passo indietro e rimettere il mandato», così come Giorgio Gori, attuale sindaco di Bergamo: «Dipende da lei – ha affermato riferendosi proprio a Schlein – se il PD sarà ancora o meno il mio partito».
Un chiarimento, però, appare doveroso e urgente. Dentro il PD c’è sicuramente uno scombussolamento, ma non che il Partito Democratico sia mai stato veramente centrista né affine ai temi cari per chi vuole tutelare la Vita in ogni sua forma e la Famiglia formata da un uomo e da una donna. Non dimentichiamoci, infatti, che i dem sono sempre stati in prima linea nel sostenere l’aborto, legiferare sulla cannabis, promuovere le unioni civili e leggi più eutanasiche che “palliative” sul fine vita. Ecco dunque che i nodi, in conclusione, vengono al pettine.
Il PD, dunque, forse non sarà più il partito di Gori, di Fioroni e di tanti altri che si dichiarano da sempre cattolici o comunque moderati, ma sarà sicuramente un partito radicale senza più la minima volontà di alcun compromesso né di alcun dialogo per il bene della vita nascente, della vita umana dal concepimento fino alla sua morte naturale, della famiglia e della libertà educativa. Da un punto di vista politico-parlamentare questo significa, come ha affermato Giorgia Meloni, «un’opposizione durissima». Da un punto di vista sociale, civile ed etico questo significa una battaglia culturale e antropologica durissima per difendere e promuovere i principi non negoziabili.
Il merito da riconoscere in fin dei conti a Schlein è però quello di aver finalmente reso palesi le idee radicali del Partito Democratico, e questo è un vantaggio che nel corso del tempo sapremmo apprezzare.