Troppo caldo, l'Appennino resta senza sci
Addio alla stagione sciistica in Emilia-Romagna, Toscana e Abruzzo, dove le temperature troppo elevate rispetto alla media stagionale hanno portato alla chiusura di decine di impianti. A farne maggiormente le spese è l’Emilia Romagna dove le piste sono praticamente tutte chiuse, segnando così una nuova annata nera per il turismo invernale dopo i due anni di pandemia. Un fatto che ha pesato su tutta la filiera turistica con una raffica di disdette a cui albergatori, gestori di impianti e maestri di sci sono stati costretti a far fronte.
L’assenza di neve causata dal cambiamento climatico purtroppo, non permette alle temperature di scendere sotto lo zero termico nemmeno di notte. Le immagini delle webcam presso il comprensorio del Cimone, nell'Appennino modenese invece di mostrare delle piste innevate, immortalano un paesaggio desolato con della neve sciolta. Stesse immagini anche nel campo scuola Abetone sull’Appenino Tosco-Emiliano, allo Sky Center Ovovia ad Abetone, Monte Cimone sul passo del Lupo e Corno alle Scale, pista Tomba 1 e 2. Ma scendendo la situazione non migliora neanche in Abruzzo dove a Campo Felice, Ovindoli e Rocca Raso, la neve sembra quasi un ricordo con temperature intorno ai 15 gradi.
Una vera e propria emergenza che ha costretto le Regioni a correre ai ripari fissando un incontro con il ministro Santanché per chiedere nuove risorse in grado compensare le perdite. Un tavolo a cui parteciperanno gli assessori Leonardo Marras della Regione Toscana, Daniele Damario della Regione Abruzzo e il presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini insieme all'assessore al Turismo Andrea Corsini.
«Tranne qualche pista al Cimone rimasta aperta grazie alla neve artificiale, abbiamo 130 chilometri di piste chiuse»- ci spiega L’Assessore al turismo Andrea Corsini
Questo cosa comporta?
«Comporta che purtroppo l’assenza di neve si ripercuota economicamente sugli impianti, sui maestri di sci, sugli alberghi, la ristorazione e tutte le attività commerciali. Per questo abbiamo programmato un incontro l’11 gennaio con gli impianti e le categorie. In più la ministra Santanché ha accolto il nostro appello di aprire un tavolo di crisi».
Di che perdite parliamo?
«Non abbiamo ancora una stima ma durante la stagione invernale arriviamo ad accogliere più di due milioni di turisti, ora pensare di ospitarne la metà è essere ottimisti. È brutto un paesaggio senza neve ma purtroppo il vento è caldo e le temperature sono alte. Paradossalmente nei due anni di chiusura del Covid ha nevicato molto, mentre oggi che sono cadute le restrizioni la neve è sparita».
Cosa chiedete al Governo?
«Chiediamo un decreto per lo stato di crisi e dei ristori per l’impossibilità di lavorare. Inoltre vorremo che intervenissero con le banche per congelare i mutui e dare sostegno agli investimenti per dei nuovi impianti di innevamento artificiale come ci sono nelle Dolomiti».
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