Sconnessi, al cinema non c’è (s)campo – La recensione
E pensare che i protagonisti di Perfetti sconosciuti l’avrebbero benedetta, l’assenza di campo. Invece quelli di Sconnessi (regia di Christian Marazziti, uscita in sala 22 febbraio in concomitanza con lo #Sconnessiday, giornata di sensibilizzazione sulla “dipendenza da internet”, durata 90’) ci si struggono, abbacchiati, depressi, disorientati. Va così che l’abituale e un po’ abusato raduno di famiglia – stavolta in una sperduta ma elegante dimora alpestre – rotoli nei paraggi del dramma, sempre in commedia si capisce, complice la dichiarata ostilità al digitale, alla rete e agli smartphone di Fabrizio Bentivoglio nei panni di Ettore Ranieri, scrittore di successo il quale, per festeggiare il suo compleanno, trascina nello chalet figlie e figliastri con spose e fidanzate, nonché la sua seconda moglie Margherita (Carolina Crecentini), molto incinta e un po’ coatta.
Ecco le prediche del “guru dell’analogico”
Lo scrittore, ai più noto come “guru dell’analogico”, prima si abbandona a lunghe prediche sull’ipnosi da cellulare che ammanetta, come tutti, anche i suoi ospiti (“tocchiamo lo schermo del telefono 2600 volte al giorno, sentenzia, ma quelle veramente necessarie sono soltanto 14”); poi si gode, con sottile sadismo ed evidente soddisfazione, un improvviso blackout che, magari da lui stesso diabolicamente indotto, inchioda il wi-fi e paralizza le comunicazioni col mondo, con la rete, con le scommesse online, con le chat.
Pure con l’ospedale, però, quando sua moglie, inevitabilmente viste le circostanze, s’appresta al parto, rassegnandosi a risolverlo come natura vuole. E come vuole quel piccolo mondo antico vagheggiato da Ettore che, chissà, sta cercando solo uno spunto per il finale del suo romano irrisolto.
Nove personaggi in cerca di un film
I personaggi, sconnessi e sgomenti di testa e di telefono, sono nove e cercano invece il loro film. Che si propone come commedia e qualche volta riesce a divertire con gli sproloqui di Carolina Crescentini nella parte di Margherita e nelle battute estemporanee di Ricky Memphis nella parte di suo figlio Achille, raggiunto senza preavviso dal fratello bipolare Palmiro (Stefano Fresi).
Gli altri sono i figli di Ettore Claudio (Eugenio Franceschini) - giocatore seriale di poker online che ha qualche conto in sospeso col padre e s'accompagna alla sempre scollata fidanzata Tea (Giulia Elettra Gorietti) ?" e il liceale imbranato Giulio (Lorenzo Zurzolo); la severa governante ucraina Olga (Sonia Liskova) e sua figlia Stella (Benedetta Porcaroli), ex bruttina diventata graziosa della quale il liceale imbranato non potrà che innamorarsi.
Cinque sceneggiatori e qualche spiffero di ?déja vu?
Tutto il resto s'affida ai sermoni filosofici e alle ammonizioni che Bentivoglio, sempre più levitante, assopito e rarefatto, dispensa con un certo moralismo e una non deposta bravura. Non male anche gli altri attori, molto per meriti propri, un pochino meno per quelli d'una sceneggiatura che porta ben cinque firme e qualche spiffero di déja vu tra reminiscenze di remoti cinepanettoni e una più recente escursione scolastica di Federico Moccia, egualmente flagellata dalla latitanza del campo.
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