(Ansa)
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Scontri e violenze a Roma durante la commemorazione per le vittime dell'attacco terroristico contro Israele

Roma si è svegliata blindata, con le strade del centro presidiate dalle forze dell’ordine. Un clima teso che sembra preludere a nuove esplosioni di violenza soprattutto dopo la visita della premier Giorgia Meloni, nel Ghetto ebraico, dove si è svolta la cerimonia di commemorazione per le vittime dell’attacco terroristico contro Israele del 7 ottobre. Un contesto infuocato che ha visto inoltre questa mattina circa 50 persone di collettivi universitari e attivisti radunarsi fuori dalla cittadella giudiziaria di Piazzale Clodio, per protestare contro l'arresto di un 30enne, fermato durante la manifestazione pro Palestina con le accuse di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. La manifestazione, inizialmente vietata dalla questura e poi limitata a un "presidio statico", è degenerata a causa dell'infiltrazione di gruppi anarchici, legati ai centri sociali e ai movimenti antagonisti che hanno cavalcato il pretesto del conflitto israelo-palestinese per alimentare tensioni e scontri, durante i quali, alcuni manifestanti si sono trovati costretti a difendere i bambini presenti. Atteggiamenti che rivelano la totale indifferenza di queste frange violente verso il rischio creato anche per i più vulnerabili.

Bottiglie, bombe carta e segnali stradali divelti sono stati lanciati contro le forze dell’ordine, accompagnati da sassi e altre armi improvvisate a cui gli agenti hanno risposto con lacrimogeni e cariche, trasformando la piazza in un vero e proprio campo di battaglia. Gli scontri hanno lasciato sul campo almeno 34 feriti tra le forze dell'ordine, tra cui una dirigente della polizia che ha riportato la frattura del bacino. Una giovane manifestante è stata colpita alla testa e soccorsa sul posto.

Nei prossimi giorni cresce inoltre la preoccupazione per la Cybertech Europe, un evento che si terrà a Roma e che potrebbe rappresentare un ulteriore focolaio di tensioni. Movimenti e collettivi sono già pronti a scendere in piazza per protestare contro l’industria della difesa, prendendo di mira aziende come Leonardo, attiva nei settori della sicurezza e della difesa.

I centri sociali italiani sono realtà che affondano le radici nel movimento della sinistra radicale degli anni '70. Nati come spazi autogestiti e simbolo di contestazione si sono evoluti in hub per il dissenso organizzato, diventando fucine di militanza anti-sistema. Tuttavia, la loro azione politica è spesso degenerata in atti di violenza e vandalismo durante manifestazioni e cortei con una lunga storia di disordini e proteste violente, spesso associato a manifestazioni anti-globalizzazione, anti-polizia e, più recentemente, a proteste legate alla pandemia Covid-19. Uno degli episodi più gravi si è verificato durante il G8 di Genova nel 2001. I disordini segnarono uno dei momenti più drammatici nella storia delle proteste italiane, con scontri violentissimi tra forze dell'ordine e manifestanti.

Gli appartenenti ai centri sociali come Askatasuna di Torino, il Gabrio, o la Panetteria Occupata di Milano, spesso additati per la loro natura violenta, sono stati protagonisti di scontri con la polizia in diverse città italiane, da Milano a Torino, da Napoli a Roma,
Nel caso della manifestazione pro Palestina, il conflitto è stato usato come pretesto per innescare violenze, con l’obiettivo di colpire le forze dell'ordine e destabilizzare la piazza. Questo atteggiamento opportunista tradisce il vero significato di una manifestazione pacifica di solidarietà, dividendo il corteo in due: da una parte, coloro che vogliono esprimere un legittimo sostegno alla causa palestinese; dall’altra, coloro che cercano lo scontro per il solo gusto della rivolta dimostrando ancora una volta la loro capacità di sfruttare ogni occasione per creare caos.

I centri sociali, sono anche spesso associati a fenomeni di degrado urbano, tra cui spaccio di droga, occupazioni abusive e reati legati alla criminalità organizzata. Negli ultimi anni, numerosi centri sociali sono stati coinvolti in inchieste legate allo spaccio di droga, spesso in collaborazione con reti criminali.

Centro Sociale Askatasuna (Torino) Nel luglio 2023, la polizia ha condotto un'operazione che ha portato all’arresto di alcuni membri del centro sociale torinese per spaccio di droga.

Centro Sociale Pedro (Padova) Nel 2022, un'indagine condotta dai carabinieri ha portato alla scoperta di una rete di spaccio all’interno del centro sociale

Centro Sociale Acrobax (Roma) Nel 2021, una maxi operazione antidroga ha coinvolto il noto centro sociale romano, situato nell'area dell’ex cinodromo. Le forze dell’ordine hanno scoperto un traffico di sostanze stupefacenti che aveva come base operativa proprio il centro sociale, dove avvenivano scambi di cocaina e hashish.

Ex Caserma Liberata (Bari) Nel 2020, il centro sociale occupato all'interno di una ex caserma a Bari è stato sgomberato dopo una lunga indagine che ha rivelato un fiorente traffico di stupefacenti all'interno della struttura. Oltre allo spaccio, molti centri sociali sono stati protagonisti di occupazioni abusive e di scontri con le autorità.

Centro Sociale Leoncavallo (Milano) Il più noto tra i centri sociali italiani, da decenni simbolo di occupazione abusiva e conflitti con le istituzioni. Nel 2023, il Leoncavallo è stato al centro di nuove polemiche dopo che le autorità hanno tentato di sgomberare l'edificio occupato illegalmente.

XM24 (Bologna) Nel 2019, questo storico centro sociale è stato sgomberato dopo anni di occupazione abusiva. L’operazione ha rivelato la presenza di numerose attività illegali, compreso il traffico di droga, che si svolgevano all’interno della struttura.

C.A.P. 80126 (Napoli) Nel 2023, il centro sociale è stato sgomberato dopo essere stato accusato di occupazione abusiva e di essere coinvolto in traffici illeciti, tra cui lo spaccio di droga e la vendita di beni rubati.

Centro Sociale Dordoni (Cremona) Nel 2022, il centro sociale è stato coinvolto in un grave episodio di violenza durante una manifestazione anarchica.

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