Economia
May 18 2017
Altro che Lufthansa, Etihad o qualche altra compagnia di bandiera. Sarebbe meglio che a comprare Alitalia o a diventarne azionista con una quota importante fosse un vettore aereo low cost, per esempio EasyJet o Rynaiar. Ad avanzare l'ipotesi, in un editoriale sul sito Lavoce.info, è un economista dell'Università di Roma Tor Vergata: Mario Sebastiani, specializzato nei temi legati alla concorrenza e al funzionamento del mercato.
Secondo Sebastiani, i tre commissari che oggi cercano di mettere in salvo la compagnia di bandiera italiana e di trovare un aspirante partner o compratore devono “definire una strategia industriale che manca da quindici anni”, puntando sui collegamenti aerei a lungo raggio, “com’è nell’interesse del paese”. Nella pratica, questa strategia si traduce in un'alleanza con compagnie che hanno un business complementare e non concorrente a quello di Alitalia.
Ecco dunque che, secondo l'economista di Tor Vergata, viene fuori l'identikit di un ideale alleato: un vettore aerei low cost (a basso costo) come appunto EasyJet o (ancor meglio) Ryanair, anziché le grandi compagnie nazionali quali Lufthansa e Air France-Klm. Le ragioni di questa possibile scelta vengono spiegate da Sebastiani partendo da una constatazione: Alitalia oggi ha problemi di redditività soprattutto sui voli a medio raggio, mentre su quelli a corto raggio riesce più o meno a barcamenarsi, anche se con fatica per la concorrenza dei voli low cost. Per la nostra compagnia di bandiera ci sono invece buone prospettive di crescita soprattutto sui voli a lungo raggio, visto che oggi nel nostro paese scarseggiano i collegamenti diretti (cioè senza scalo all'estero) verso le destinazioni più lontane, dall'India all'Oceania, passando per le Americhe.
Se Alitalia finisse nell'orbita di un altro grande vettore aereo come Lufthansa o Air France, i suoi voli rimarrebbero probabilmente concentrati sul medio e corto raggio, utilizzati dalle compagnie straniere per portare passeggeri verso gli hub aeroportuali esteri come Parigi o Francoforte e imbarcarli poi su altri voli intercontinentali. Alleandosi con una compagnia low cost, invece, per Sebastiani Alitalia potrebbe lasciare loro grande spazio su certe rotte, soprattutto quelle a medio raggio, vendendo un po' di aerei oggi utilizzati per i collegamenti non lunghi e investendo il ricavato in velivoli per le rotte intercontinentali con collegamenti diretti. Ovviamente, però, Alitalia dovrà chiedere qualcosa in cambio a Easyjet o Ryanair, cioè un impegno finanziario con il loro ingresso nel capitale, anche in posizioni di azionista di maggioranza.
L'economista di Tor Vergata ipotizza pure che lo Stato italiano assuma il ruolo di co-azionista delle compagnie low cost e scrive di non scandalizzarsi di fronte all'eventualità di reingresso nel capitale del governo, “se fosse in un’ottica per una volta industriale”. Se ciò avvenisse, per Sebastiani resterebbe aperta la possibilità di salvare qualcosa dell’ultimo prestito-ponte concesso con soldi pubblici ad Alitalia, risparmiando un po’ anche sugli ammortizzatori sociali.