Lifestyle
August 07 2013
Nella più noiosa edizione della Coppa America disputata nei tempi moderni, ieri finalmente Luna Rossa ha segnato una vittoria nel suo quadernetto: gli italiani hanno battuto di un paio di minuti gli svedesi di Artemis, che pure erano partiti meglio di loro.
Ma la barca timonata dall’olimpionico inglese Ian Percy ha tenuto testa a Luna Rossa solo fino alla prima boa: troppo veloce la barca italiana, più preparato l’equipaggio guidato da Max Sirena, che da nove mesi si allena su questa barca, mentre gli svedesi, dopo il tragico incidente con la loro prima barca che è costato la vita all’inglese Andrew Simpson, hanno avuto solo nove giorni per prendere confidenza con la loro nuova barca. Il team di Luna Rossa ha dovuto anche affrontare un’emergenza poco prima della partenza, perché si è rotta una parte della pellicola che copre la struttura dell’immensa ala alta 40 metri: ci ha pensato il prodiere con un po’ di nastro adesivo a fare una riparazione di fortuna.
Contro gli ancora inesperti svedesi, gli italiani ieri sembravano proprio uguali ai neozelandesi che nelle regate precedenti li hanno bastonati con distacchi clamorosi arrivati oltre i 7 minuti: manovre perfette, virate e strambate chiamate al momento giustio dal tattico palermitano Francesco Bruni. La fine della storia sembra già segnata: Luna Rossa si giocherà la finale della Louis Vuitton Cup con i neozelandesi, che difficilmente si lasceranno scappare l’occasione di riportare in patria la Coppa vinta da Sir Peter Blake nel 1995: a settembre sembra inevitabile che i kiwi andranno a sfidare gli americani di Oracle che difendono la Coppa America. Vincerà la passione neozelandese o la tecnologia americana: chi lo sa?
Una cosa però è certa: sino l’evento è un fallimento, specie dal punto di vista mediatico.
Larry Ellison, il gran patron di Oracle, ha affidato a Russell Coutts la gestione della Coppa e la scelta delle barche, per farne un evento televisivo. Tutto è stato puntato sulla velocità delle barche e sull’emozione che avrebbero potuto offrire le manovre degli AC72, questi «mostri marini» capaci di superare i 40 nodi di velocità con un vento inferiore a 20 nodi. Ma le barche scelte sono troppo grandi, troppo costose e, soprattutto, troppo pericolose, come ha dimostrato la morte di Simpson nella scuffia di Artemis.
Alla fine gli sfidanti sono rimasti in tre, mentre alle regate preparatorie delle Louis Vuitton Series, fatte con i meno costosi AC45, avevano partecipato una decina di team. Risultato? Nessuna rete televisiva ha acquistato i diritti, anche su Internet il numero degli spettatori è ridicolo (8.500 in tutto il mondo per l’ultima regata tra Luna Rossa e Team New Zealand), e la stessa San Francisco sembra piuttosto freddina di fronte a questa manifestazione che aveva promesso milioni di incassi e si sta dimostrando sempre di più un gigantesco flop.