Politica
December 09 2020
Come previsto ha prevalso l'attaccamento alla poltrona; il governo è salvo, ha superato il voto alla Camera ed al Senato sulla modifica del Mes ma è stata una vittoria molto dolorosa. I grillini, la stragrande maggioranza di loro, si sono rimangiati ancora un pezzo delle loro promesse. Si è sentito pure nelle dichiarazioni di voto grilline dire che «con noi al governo il Mes non verrà mai accettato…» per poi votare si. Tranquilli, alla fine rinnegheranno anche questo e diranno si anche all'utilizzo del Mes. Basterà farlo digerire un pezzo alla volta.
D'altronde il primo a fare il contrario di quello che dice è stato il Premier che nel suo intervento ha detto, testuale, che «debbano essere riconsiderate in modo radicale struttura e funzione del Mes, affinché sia trasformato in uno strumento completamente diverso». Che è un po' come andare assieme ad una donna davanti al sindaco e dire: «Non mi piaci, per niente, e devi cambiare tutto, dalla testa ai piedi. Per questo ti sposo». Ma le buone notizie per Conte finiscono qui.
Alle 19.30 in Senato Matteo Renzi ha attaccato senza freni, in maniera molto dura il governo, non sul Mes ma sul Recovery Fund e la sua Governance. «Lo dico chiaramente - ha urlato Renzi - se vuole far passare il Recovery senza una discussione in Parlamento inserendolo come emendamento alla legge di bilancio non avrà i nostri voti». Frasi che sanno non più di minaccia velata ma di autentico ultimatum che rovina di sicuro i piani del Premier e cancella il valore della vittoria di Pirro del voto di oggi.
E che la maggioranza stia per crollare lo si vede anche dai numeri. Ed i numeri ci raccontano un governo salvo si ma senza la maggioranza reale. Non solo nel paese, dove i sondaggi danno i partiti di centrosinistra al 40%, ma persino in Parlamento. Alla Camera i voti a favore sono stati nelle varie votazioni da un massimo di 314 ad un minimo di 300. Comunque sia sotto la soglia dei 316. Al Senato i si sono stati 156, cinque sotto la soglia della maggioranza.
Il risultato è che la maggioranza è sempre più traballante, lontana dal Paese, debole. I grillini ormai sono ridotti ad un gruppo di bande, difficili da indirizzare. Mentre Renzi ha già lanciato la nuova sfida sulla governance del Recovery Fund. E Conte, che sognava e forse sogna ancora, di crearsi un suo partito si trova davanti al crollo del gradimento davanti agli elettori.
Ps. Per concludere la giornata perfetta del grillino trasformista mentre al Senato si votava sulla riforma del Mes la Camera approvava con una maggioranza ancora più stentata (solo 279 si, 37 voti sotto il 50% + 1) la cancellazione dei decreti sicurezza Salvini. Gli stessi per cui ad inizio 2019 i pentastellati votarono convintamente si. Trasformismo allo stato puro, da Prima Repubblica