Calcio
November 13 2020
L'Antitrust entra a gamba tesa sulla Serie A e condanna 9 società a rivedere le proprie regole su abbonamenti e vendita biglietti. L'istruttoria aperta lo scorso inverno e diventata di strettissima attualità dopo che il Covid ha sigillato gli stadi, lasciando fuori centinaia di migliaia di tifosi che avevano già pagato tagliandi e ticket stagionali, ha riconosciuto che i supporter avevano ragione nel lamentarsi di come è strutturato il rapporto con le rispettive società del cuore. Si tratta di quelle condizioni generali che accompagnano la sottoscrizione di una tessera o anche il semplice acquisto del biglietto per una singola gara: decine e decine di righe che non vengono quasi mai lette e, però, sottoscritte all'atto dell'acquisto.
La condanna dell'Antitrust, che ha rigettato la linea difensiva delle società, riguarda Juventus, Inter, Milan, Atalanta, Cagliari, Genoa, Lazio, Roma e Udinese. In sostanza, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha certificato che le clausole imposte dai club ai propri clienti tifosi erano e sono vessatorie perché escludono il rimborso di quanto non è stato possibile esercitare (ovvero la visione delle gare allo stadio) sia nel caso l'impedimento dipenda da responsabilità dirette della società, sia nel caso non vi sia alcun legame con essa. E lo stesso vale quando la partita viene rinviata o spostata in altra sede.
L'istruttoria era partita lo scorso mese di gennaio e aveva viste stralciate le posizioni di Bologna e Parma. In questi mesi c'è chi ha tenuto fermo il punto e chi ha provato a cambiare la situazione. L'Antitrust ha infatti sottolineato come Milan e Udinese si siano impegnate a rimodulare le clausole vessatorie con nuove condizioni contrattuali non più censurabili. Operazione non riuscita al Cagliari; anche la nuova stesura dei contratti è stata considerata vessatoria. Dalle altre solo silenzio e una faticosa opera di mediazione con i propri tifosi, rimborsati in denaro o con buoni e voucher per la parte di stagione saltata causa Covid a partire da marzo.
La chiusura degli stadi ha reso meno attuale da settembre il tema, ma la questione tornerà centrale non appena sarà possibile rimettere la gente negli impianti. I club stanno soffrendo perdite ingenti per i mancati ricavi: meno 360 milioni di euro nel solo anno solare 2020 per i quali non ci sarà alcuna forma di ristoro perché il Governo non è intenzionato a stanziare nemmeno un centesimo per il calcio di Serie A.