Schiaffi e cambi di partito: la Serie A (spaccata) rimane ferma

Quando si è arrivati al momento di alzare la mano e votare, da una parte i favorevoli a dare subito il via libera all'assegnazione dei diritti tv dal 2021 e dall'altra i contrari, la Serie A si è trovata spaccata esattamente in due. Dieci pro e dieci contro. E prima erano volati schiaffi veri tra il presidente del Genoa Preziosi e l'uomo dei Pozzo, Campoccia. Dopo, quando è stato chiaro che tutto sarebbe stato rimandato almeno di una settimana (ma potrebbe servirne anche qualcuna in più) i ceffoni sono stati metaforici e hanno disegnato un palazzo del pallone ancora una volta spaccato, una riunione di condominio infinita senza riuscire ad esprimere posizioni condivise e coerenti.

E' il caso del penultimo (forse) round sull'assegnazione dei diritti televisivi per il triennio dal 2021 al 2024. Quando si è arrivati al momento di decidere, dopo aver aperto le buste dei contendenti, raccolto le offerte al rialzo e ascoltato i piani industriali portati da Dazn e Sky, le due posizioni si sono polarizzate. Da una parte le big, quasi al completo: Juventus, Inter, Milan, Lazio, Napoli con l'appoggio di Atalanta, Fiorentina, Cagliari e Udinese. Dall'altra la Roma dei Friedkin, l'esitante Torino di Cairo - che aveva preannunciato il no contest alla vigilia mettendo le mani avanti con l'Ansa - e tutti gli altri. Risultato? Niente voto, nuovo rinvio di una settimana e una vicenda che si sta intrecciando con quella dell'ingresso dei fondi su cui i fronti sono, se possibile, ancora più spaccati.

La tempistica della doppia trattativa non può, infatti, sfuggire. Il punto di partenza è che il calcio italiano ha disperato bisogno di denaro, in fretta e sufficiente a garantire pagamenti e debiti. Chi più, chi meno, tutti guardano con ansia alla soluzione dell'asta per i diritti tv e l'offerta di Dazn (840 milioni di euro per 7 partite) alza l'asticella molto vicino a quella del triennio precedente come in pochi speravano, visto il periodo di crisi. Dunque, se si votasse adesso Dazn vincerebbe a mani basse, soppiantando Sky nel ruolo di partner del calcio italiano. E' vero che i presidenti vogliono garanzie tecnologiche e infrastrutturali prima di spostare il campionato su internet, abbandonando il satellite, ma davanti alle garanzie finanziarie il peso della differenza tra le due offerte è decisivo.

E però dare il via libera adesso a Dazn vuol dire congelare forse per sempre la questione fondi, con CVC-Advent-Fsi che osservano sempre più infastidite lo spettacolo di via Rosellini. Il presidente della Lega, Paolo Dal Pino, ha scelto di non far votare nulla buttando la palla un po' più in là. Soluzione che non è piaciuta al partito pro-voto e che lo ha reso impopolare pur in un momento in cui il consenso (risicato) gli ha garantito la rielezione. E' lui il primo sostenitore dell'operazione fondi e il sospetto è che la scelta di dilatare nel tempo la soluzione all'asta dei diritti tv serva per arrivare a via libera congiunto. Che riverserebbe sulla Serie A quasi 3 miliardi di euro, ma che oggi non piace a tanti comprese le big che si sono allineate alla posizione del duo Lotito-De Laurentiis, fino a un mese fa isolati nella loro fiera opposizione.

YOU MAY ALSO LIKE