Calcio
July 04 2023
Se non si riesce ad attrarre nuovi investitori e se chi c'è fatica a mettere sul piatto cifre soddisfacenti, meglio provare a cambiare la natura del prodotto che si offre. E' l'ultima ricetta che la Serie A sta studiando per cercare di uscire dalle trattative per la cessione dei diritti dal 2024 (fino al 2027 o 2029) con una cifra che almeno sia pari ai 927 milioni di media stagione dell'ultimo triennio. Non il miliardo abbondante che era stato fissato come obiettivo nei mesi scorsi, ma una cifra che eviti di acuire la crisi economica dei club italiani.
L'ipotesi è, dunque, cambiare il format del campionato aggiungendo slot in cui si giochino le partite e cancellando quasi del tutto la contemporaneità così da offrire più prime serate ai broadcaster. Come? Istituzionalizzando le partite al venerdì e al lunedì sera da unire dalle tre del sabato, svuotando di fatto la domenica alle ore 15 (resterebbero due gare) e raggiungendo così la cifra quasi record di nove slot in diretta. Il trionfo dello spezzatino che, unito agli impegni delle competizioni Uefa (martedì e mercoledì dedicati alla Champions League, giovedì con Europa e Conference League) significherà portare nelle case degli italiani il pallone senza soluzione di continuità.
Sarebbe lo strappo definitivo con il passato. Il calcio romantico delle giornate giocate tutte alla stessa ora è ormai retaggio di decenni fa, dalla fine degli anni Novanta il tabù è stato abbattuto e nelle ultime stagioni c'è stata una forte accelerazione. Non siamo soli in questo processo, anzi. La Liga da tempo di fatto non colloca mai due gare alla stessa ora e così ha massimizzato i proventi dei diritti interni.
La Serie A sta cercando di tornare almeno a quota 900 milioni per poi aggredire il mercato internazionale dove l'ultimo triennio ci ha visto staccatissimi non solo rispetto all'inarrivabile Premier League, ma anche rispetto alle altre leghe top del Vecchio Continente. In questa ottica, c'è anche l'idea di collocare nel lunch match delle 12,30 della domenica sempre più squadre di prima fascia: piacerebbe meno ai broadcaster italiani, ma potrebbe avere un'impatto sulle offerte che vengono da fuori.