Serie A, è già il campionato dei veleni arbitrali

La stagione non è nemmeno quasi iniziata e la tregua è già finita. Il week end del secondo turno della Serie A ha lasciato in eredità un clima da tutti contro tutti intorno alle decisioni arbitrali. Non solo la sciagurata direzione di Juventus-Bologna che costerà a Di Bello una sospensione di qualche settimana (potrebbe tornare in campo in A alla fine di settembre), ma una serie di micro e macro episodi che ha spinto molte società a chiedere spiegazioni ai vertici dell'Aia. Una partenza in salita che rischia di condizionare il lavoro del designatore Gianluca Rocchi, che solo qualche giorno fa alla vigilia del debutto del torneo si diceva fiducioso di essere finalmente uscito dal momento di transizione generazionale con cui gli arbitri italiani si sono dovuti misurare nelle ultime stagioni.

Che a sbagliare siano stati Di Bello (internazionale e con 151 partite di Serie A alle spalle) e Mariani in Milan-Torino (alla 137° nella notte di San Siro) è un elemento di allarme in più. Nel concreto Rocchi interverrà per punire e correggere, ma il tema è un po' più ampio perché il rischio è trascinarsi per mesi i veleni di un inizio di stagione in salita per gli errori arbitrali. Alle viste ci sono i primi big match del campionato che, classifica alla mano, cominciano già ad essere delle sfide dentro o fuori per qualcuna delle protagoniste; per intenderci, in Roma-Milan e Napoli-Lazio in cartello nel terzo turno le romane non potranno più sbagliare per non precipitare a distanze siderali dalla zona Champions League.

Ecco perché serve un'immediata inversione di tendenza. Gli errori di Torino e Milano, uniti a qualche perplessità sull'interpretazione univoca degli episodi dei contatti con mano o braccio, hanno riaperto con velocità inattesa il file arbitrale. Sullo sfondo anche l'operazione trasparenza che l'Aia e Rocchi hanno meritoriamente avviato due anni fa e che dovrà portare al lancio del format in cui, con cadenza regolare, verranno spiegati episodi, decisioni e resi pubblici gli audio dei Var. La Figc lo ha annunciato nei mesi scorsi ma il progetto non è ancora pronto perché bisogna trovare la quadra tra i diritti di chi detiene le immagini (Dazn) e le aspettative di chi pensa a questo spazio come a un momento di didattica e confronto e non semplicemente allo sfogatoio delle frustrazioni di chi ha subito, o ritiene di aver subito, un torto in campo.

Il problema è che ora tutti attendono con impazienza di poter ascoltare, ad esempio, cosa si sono detti Di Bello e Fourneau e il fatto che l'annunciato format non sia disponibile viene letto dai malpensanti come una forma di difesa davanti a un errore. Che invece l'Aia non ha avuto e non avrà problemi ad ammettere e spiegare. Di sicuro Rocchi non vede l'ora di parlare direttamente ad allenatori e capitani: l'incontro era già in agenda ma mai come adesso diventa funzionale a cercare di smorzare animi troppo accesi. Poi ci sarà anche la parte pubblica. In fretta, forse prima di quanto si possa pensare. L'unico modo per spegnere l'incendio che rischia di intossicare l'avvio della stagione calcistica.

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