Calciomercato
April 01 2020
Una tassa occulta da 775 milioni di euro negli ultimi cinque anni. L'hanno pagata le società italiane ai procuratori nel periodo del calciomercato per assicurarsi la loro opera di intermediari in operazioni da miliardi di euro. Denaro finito nelle tasche sempre più piene di figure professionali ormai padrone del football, finite nel mirino della Fifa che prova a ridimensionarne il peso e protagoniste di una guerra senza quartiere in difesa dei propri interessi.
La cifra di 775 milioni di euro (più spicci) è la somma di quanto certificato dal 1° gennaio 2015 al 31 dicembre 2019 dalla Federcalcio che ogni anno pubblica la tabella delle transizioni con intervento degli intermediari sostenute dalle società di Serie A. Nel solo 2019 - ultimo dato disponibile - la tassa occulta dei procuratori ha toccato quota 187.851.487,86 euro con un trend in crescita del 9% rispetto al 2017 (171,5 milioni di euro) e del 35% sul 2016 (138 milioni di euro). Il calciomercato non conosce crisi per chi ci lavora, insomma, anche se girano sempre meno soldi contanti e ci si affida sempre più a scambi, prestiti e plusvalenze ottenute incrociando i bisogni di bilancio dei club. In Italia e all'estero, dove il fenomeno è identico quando si tratta dei campionati che trainano il movimento.
La cifra del 2019 non rappresenta un record, perché il top è stato toccato nel 2016 anno di grazia della maxi commissione pagata all'onnipresente Mino Raiola nel trasferimento di Paul Pogba dalla Juventus al Manchester United. Allora si arrivò a 193,3 milioni di euro che rappresentavano il raddoppio abbondante di quanto la Serie A aveva pagato fino a quel momento. Una barriera psicologica abbattuta che ha finito per essere un punto di non ritorno.
Che siano soldi spesi bene o male è tutto da dimostrare e ci sono commissioni e commissioni. Di certo quei 775 milioni di euro dal 2015 al 2019 sono denaro finito fuori dal circuito attivo del calcio italiano. Hanno arricchito i procuratori e impoverito le società contribuendo all'esplosione dei costi operativi e appesantendo bilanci che nelle ultime 5 stagioni certificate (dal 2014-2015 al 2018-2019) hanno fatto registrare passivi aggregati per poco meno di un miliardi di euro: 964 milioni. L'operazione di scorporare i costi delle commissioni sarebbe troppo semplice e finirebbe per restituire un quadro non veritiero della situazione contabile, però è un fatto che i 775 milioni versati a vario titolo ai procuratori sono una delle voci più pesanti del conto.
Analizzando le big del nostro campionato emerge la fotografia esatta del modo di operare di ciascuna società. La Juventus, ad esempio, negli ultimi anni ha lavorato molto sui parametri zero e da sola ha versato 169 milioni di euro agli intermediari. Molto attivi anche Inter (98,7), Roma (83,6) e Milan (80,1). Più defilato il Napoli di De Laurentiis, le cui trattative di mercato e la laboriosità dei contratti fa scuola e che porta il conto a 41,3 milioni di euro. Poi c'è la Lazio di Lotito, fiero avversario della categoria dei procuratori. In cinque anni ha pagato solo 11 milioni di commissioni, quasi tutte concentrate nelle ultime due stagioni.
Limitandoci all'anno 2019, quello dei 188 milioni scarsi, la fotografia del report della Figc conferma la scala gerarchica del quinquennio. La Juventus ha dichiarato 44,3 milioni di euro seguita da Inter (31,8), Roma (23,2), Milan (19,6) e Fiorentina (8,6). Più indietro il Napoli (11° con 5,2) e la Lazio (13° con 4,4). Chi ha speso meno? Il Brescia (506.209,37 euro) che è anche l'unica società sotto il milione. Se Cellino avrà fatto bene o male lo dirà il campo alla fine.