Salvate il soldato Serra

C'è una profonda differenza tra quanto accaduto in campo, spogliatoio e tribuna a San Siro nel concitato finale della sfida persa dal Milan contro lo Spezia e il killeraggio del giorno dopo nei confronti del giovane arbitro Marco Serra, protagonista (colpevole) di un errore che ha deciso il match e rischia di condizionare la stagione dei rossoneri. Errore su cui non vale nemmeno la pena dilungarsi, tanto è stato chiaro e di percezione immediata per tutti - Serra compreso -, senza che nessuno si sognasse di negarne evidenza e portata, poi amplificata dal contropiede spezzino che ha portato al blitz a San Siro.

La vicenda tecnica e umana del fischietto torinese, 39 anni, è stata masticata e digerita direttamente in campo dagli uomini di sport. Lui si è accorto della topica colossale e se n'è assunto la responsabilità autoaccusandosi immediatamente per l'errore. I giocatori del Milan lo hanno accerchiato con le loro proteste, legittime, ben presto però trasformandole in un confronto alla pari tra persone che vivono lo stesso mondo e sanno di poter commettere errori anche marchiani. Lo stesso ha fatto il tecnico Stefano Pioli, un signore nel non nascondersi solo dietro all'episodio finale.

Dopo la partita il confronto è proseguito nello spogliatoio dell'arbitro, quasi consolato dai calciatori, mentre i vertici arbitrali hanno messo in pratica quel precetto di trasparenza che consente di alzare il telefono, chiamare il club vittima di una svista così impattante sul risultato e ammettere l'errore scusandosi. Aria nuova e fresca che si respira da qualche mese. Già prima della sosta natalizia l'AIA aveva chiarito senza troppi giri di parole e perdite di tempo, ad esempio, le responsabilità dei propri uomini nel cortocircuito della rete annullata all'Atalanta contro la Roma.

Per la gente di sport, insomma, è finita lì con la necessaria coda della sospensione di chi ha sbagliato e del rammarico di chi ha subito. Fuori, invece, si è scatenata la caccia all'arbitro per il quale è stato evocato il processo su pubblica piazza, la fine subitanea della carriera, magari la deportazione (sportiva) in serie minori. Tutto estremamente esagerato, dimenticando che il fischio precoce non è stata prerogativa solo dello sciagurato Serra - i più attenti hanno ricordato un errore simile di un giovane Rocchi e anche i meno avvezzi non hanno dimenticato Orsato nell'ultimo Juventus-Roma - che, come tutti gli arbitri, potrà formarsi e crescere solo passando dagli sbagli e dalla loro comprensione.

La serata di San Siro, insomma, contiene una buona e una cattiva notizia. Quella buona è la maturità con cui in campo è stato affrontato il disastro. Quella cattiva si nasconde nel clima di veleni e resa dei conti che continua a circondare il calcio italiano restituendone un'immagine anche peggiore di quella che merita.

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