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September 05 2024
Il governo Meloni punta su un piano ambizioso per rafforzare il personale medico e infermieristico, ma le sfide per finanziare e attrarre nuovi professionisti restano enormi.
«Ora più che mai, il futuro del nostro sistema sanitario dipende dalla capacità di investire sul capitale umano» commenta il ministro della Salute Orazio Schillaci che da dietro le quinte sta lavorando per garantire nuove assunzioni di personale medico e infermieristico, puntando a rafforzare una sanità sempre più in difficoltà.
Da anni, il Servizio Sanitario Nazionale versa in una condizione di profonda crisi dove gli ospedali faticano a far fronte alla crescente domanda di cure, con corsie sovraffollate e personale medico e infermieristico sempre più ridotto all'osso. Una carenza di professionisti che in alcuni casi ha costretto interi reparti ospedalieri a chiudere o a ridurre drasticamente la propria attività. Una crisi ulteriormente esacerbata dalla Pandemia che ha messo in luce le fragilità strutturali di un sistema non solo carente di personale, ma che negli ultimi 10 anni ha visto la chiusura di 125 ospedali e la perdita di 32.500 posti letto.
In questo contesto di crescente difficoltà, la premier Giorgia Meloni e il ministro della Salute Orazio Schillaci stanno elaborando un piano straordinario per l’assunzione di 30.000 tra medici e infermieri entro i prossimi tre anni. Una manovra che, se attuata con successo, potrebbe rappresentare una boccata d'ossigeno per il sistema sanitario nazionale.
L’idea è semplice quanto ambiziosa: rimettere al centro la sanità, investendo sulle risorse umane, quelle che davvero fanno funzionare il sistema. Il piano di assunzioni, che dovrebbe partire dal 2025, rappresenterebbe una svolta storica, non solo per la sanità ma per l’intero Paese, ma non sarà facile trovare le coperture necessarie. Le stime iniziali parlano di un costo superiore al miliardo di euro, spalmato su tre anni, ma con i bilanci già sotto pressione, il governo dovrà cercare soluzioni creative per trovare i fondi senza far saltare l’intero impianto della manovra.
Ma anche ammesso che si trovino le risorse, rimane un’altra grande sfida: trovare i professionisti. Negli ultimi anni, concorsi per medici e infermieri sono spesso andati deserti. Le retribuzioni nel pubblico non sono più competitive, e sempre più operatori sanitari scelgono di lavorare all’estero o nel privato, dove le condizioni economiche e professionali sono migliori.
Proprio per rispondere a questo problema, il ministro Schillaci sta lavorando a una misura complementare al piano assunzioni: l’introduzione di una flat tax al 15% sull'indennità di specificità per medici e infermieri. Un modo per rendere più appetibili gli stipendi e invogliare i professionisti a restare nel servizio pubblico. L’idea si ispira al recente intervento di detassazione sugli straordinari previsto nel decreto liste d’attesa, e punta a mettere più soldi nelle tasche dei sanitari, rendendo il lavoro nel SSN più attrattivo.
Un progetto che punta a invertire quella che ormai è una drammatica emorragia di personale. Basti pensare che negli ultimi anni, il fenomeno delle "dimissioni volontarie" ha raggiunto proporzioni preoccupanti: solo tra il 2021 e il 2022, circa 25mila tra medici e infermieri hanno abbandonato il servizio pubblico, attratti da opportunità più remunerative all’estero o nel privato.
Cosi il destino della sanità pubblica italiana, e in parte anche del governo, potrebbe dipendere dalla capacità di trasformare queste promesse in realtà. Resta da vedere se le misure saranno sufficienti a invertire una tendenza che dura da anni dove le soluzioni temporanee adottate finora non sono bastate.
«Le priorità che abbiamo indicato per il 2025 riguardano sia le assunzioni di personale sanitario, in particolare medici e infermieri, sia gli adeguamenti contrattuali per il personale del SSN in servizio» commenta a Panorama il Ministro della Salute, Orazio Schillaci.
«Le nuove assunzioni - aggiunge - dovranno partire dai primi mesi del 2025, anche attingendo da graduatorie esistenti, per contrastare l’incremento della gobba pensionistica che potrebbe portare a gravi carenze negli organici del SSN. Gli adeguamenti contrattuali dovranno colmare quel gap che ancora esiste tra le grandi responsabilità alle quali i professionisti della salute sono chiamati e una remunerazione non in linea con le responsabilità e l’impegno richiesto. Ciò renderà maggiormente attrattive le professioni che oggi vedono una carenza di scelta da parte dei nostri giovani. Ovviamente la leva economica rappresenta una delle azioni che stiamo mettendo in campo per riportare le scelte dei nostri giovani verso professioni quali quella di medico, infermiere e verso ogni professione sanitaria».
Quanti giovani partecipano ai bandi di emergenza-urgenza del servizio sanitario nazionale? «Nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale operano oltre 101 mila medici, di cui 4.312 sono specialisti in emergenza-urgenza. Aumentare il numero di posti disponibili per le specializzazioni non è una soluzione sufficiente se questi posti restano vacanti. L'anno scorso, ad esempio, solo uno su quattro posti banditi per la specializzazione in emergenza-urgenza è stato effettivamente assegnato. Questo trend evidenzia un crescente disinteresse da parte dei giovani medici verso tali percorsi formativi, che spesso sono caratterizzati da condizioni lavorative estremamente gravose. La carenza di personale, infatti, si somma a fenomeni come il burnout, creando un ambiente di lavoro difficile e poco attrattivo. Molti giovani professionisti preferiscono evitare specializzazioni che li esporrebbero a turni estenuanti, elevato stress psicofisico e carenze organizzative, scegliendo invece percorsi che offrano maggiore equilibrio tra vita professionale e personale. Se non si affrontano le radici di questa crisi, il sistema sanitario rischia di trovarsi sempre più in difficoltà nel garantire un’assistenza tempestiva ed efficace nelle situazioni di emergenza».