Shortfall, l'ammanco che mette in croce Mps e Carige

Il dilagare degli inglesismi a tutti i costi pare non abbia alcuna possibilità di essere sradicato. Mi sono sempre chiesta se a usarli ci si sente: a) più intelligenti; b) più acculturati; c) più moderni. Chissà! Sta di fatto che persino l’italianissimo “ammanco” è diventato “shortfall”. Così succede che all’indomani della pubblicazione degli stress test & dintorni da parte della Bce sia stato tutto un rincorrersi di dichiarazioni sugli “shortfall” delle banche colpevoli di non avere centrato gli obiettivi.

Persino il ministro dell’Economia Carlo Padoan martedì 28 si è lanciato in un “sono fiducioso che le situazioni residue di shortfall saranno risolte con operazioni di mercato”. Ergo: senza ulteriori aiuti di Stato. Ma, scelte linguistiche a parte, di che si tratta? In soldoni: sulle 131 banche passate ai raggi X dai Draghi Boys 25 non hanno superato gli esami  sui risultati 2013 per un ammanco patrimoniale totale di 24,2 miliardi di euro.

Tra queste: nove italiane (Mps, Carige, Popolare di Milano, Popolare di Vicenza, Bper, Banco Popolare, Credito Valtellinese, Popolare di Sondrio, Credito Valtellinese e Veneto Banca). Al netto delle varie operazioni di rafforzamento fatte in ordine sparso nel corso del 2014 però il numero delle “bollate” Ue è sceso a quota 11. Con due italiane in prima fila: Mps e Carige. Alla prima mancano all’appello 2,11 miliardi di euro (1,35, tolti i Monti Bond). Alla seconda, 814 milioni.

Ma attenzione: questo non significa che nei loro forzieri mancano i soldi indicati. Significa che nel caso dovessero verificarsi gli scenari apocalittici o quasi ipotizzati dalla Bce con il Pil in picchiata, l’inflazione azzerata, i tassi di disoccupazione alle stelle e molto altro ancora, si troverebbero a rischio collasso. Ma se è per quello in uno scenario simile l’intero Paese starebbe affondando e non certo i soli Mps e Carige. Ma tant’è. A loro tocca rimediare. E tocca farlo subito.

Entro il 10 novembre devono presentare piani dettagliatissimi di rafforzamento patrimoniale (per gli anglofoni o aspiranti tali: capital plans). Tali piani poi dovranno essere attuati nel corso del 2015, entro 9 mesi e non oltre. Starà ai gruppi di vigilanza congiunti (detti anche Joint Supervisory Teams, Jst), al via il 4 novembre con l’entrata in vigore del meccanismo di vigilanza unico di stampo Bce, verificare che tali piani vengano effettivamente attuati. E sgarrare stavolta sarà pressoché impossibile.

P.s. Per chi non lo sapesse il 4 novembre è una data storica per i signori in grisaglia dell’Eurozona. La Bce assumerà il controllo della supervisione bancaria dei 131 istituti di credito ritenuti i più “significativi”, in pratica gli stessi sottoposti nei mesi scorsi agli stress test & co. Insieme rappresentano circa l’85% dei totali asset bancari dell’area a moneta unica. L’obiettivo del nuovo sistema di vigilanza è assicurare la solidità del sistema bancario Ue. Sperem… 


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