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October 17 2023
Bruxelles, Milano, Israele. C’è un filo conduttore capace di unire questi tre luoghi lontani. Più che un filo è un grido: «Allah Akbar». Quando gli uomini di Hamas sono entrati in Israele, per uccidere, sparando a gente disarmata nelle loro case, quando hanno riportato nella striscia e a Gaza gli ostaggi, mostrati come trofei alla folla urlante il grido risuonato forte nel cielo è stato sempre quello: «Allah Akbar». Le stesse due parole urlate ieri dal terrorista che a Bruxelles ha ucciso due uomini in un auto per poi sparare in strada inseguendo la folla terrorizzata. La stessa frase che i due presunti terroristi dell’Isis arrestati oggi a Milano si ripetevano al telefono mentre organizzavano azioni, radicalizzavano persone, sognavano il martirio.
Che ci troviamo ancora una volta nel mezzo di una guerra Santa, di religione, non è invenzione di qualche fanatico ma la constatazione di quello che da Gaza all’Iran tutti i leader vanno chiedendo: «Tutti i fratelli musulmani devono unirsi contro il nemico», che siamo noi cattolici, ebrei, occidentali.
E c’è un altro filo, però, molto più triste. È quello che racconta l’assenza ed il silenzio del mondo islamico moderato. Un mondo che è di sicuro la grande maggioranza degli islamici di tutto il mondo. Ma che per motivi misteriosi sparisce, invece di farsi sentire.
Eppure sarebbe un segnale forte manifestare per tracciare una linea tra chi è fanatico e pericoloso e chi invece non ha alcuna intenzione di versare sangue e vuole una normale e civile convivenza. Ma niente.
Da 10 giorni sentiamo i difensori dei palestinesi (e accusatori di Israele) ricordare che «Hamas non è Palestina». A parte il fatto che nelle ultime elezioni politiche tenutasi nella Striscia di Gaza i miliziani terroristi hanno ottenuto il 44%, quello che stupisce è che la maggioranza dei palestinesi non ha trovato la forza di scendere in piazza e prendere le distanze da chi in nome di Allah compie massacri lontanissimi dagli insegnamenti del Corano. La stessa assenza che in Italia si è vista in tutta la settimana mentre universitari, centri sociali, comunisti (e persino un brigatista in prima fila) inneggiava alla Resistenza di Gaza. E lo stesso dicasi a Bruxelles, soprattutto a Schaerbeek, il quartiere dove il terrorista tunisino che ieri ha ucciso due persone viveva ed è stato ucciso, al bar, come nulla fosse, protetto da quel muro di sostegno silenzioso e morale che si nasconde nella zona dove già altri terroristi Isis avevano casa prima di colpire in Belgio e Francia.
Dove sono quindi i musulmani moderati? E, soprattutto, perché non parlano? In molti dicono che la paura è il vero deterrente. Attaccare Hamas a Gaza può anche costare la vita. Ma c’è anche il sospetto che persino nell’animo di molti moderati (non tutti) ci sia una certa condivisione di idee e principi con chi «uccide in nome di Dio». E ha messo noi nel mirino.
PS. Lassoued Abdeslam, il terrorista tunisino di Bruxelles è entrato in Europa entrando a Lampedusa a bordo di uno dei barchini dei migranti. Non è il primo terrorista ad arrivare in questo modo in Europa. Speriamo che questo apra gli occhi a chi continua a sostenere che sui barchini dei migranti non arrivino terroristi ma continua a professare la libertà degli sbarchi.