Fallita la Silicon Valley Bank, in allarme il mondo tech

La Silicon Valle Bank è fallita. Una notizia improvvisa e imprevista, scaturita dalle difficoltà dell'istituto di credito riferimento delle startup californiane, che fa suonare un altro campanello d'allarme per il settore tecnologico e per la finanza a stelle e strisce. Perché anche se SVB era una banca regionale, meno rilevante rispetto ai colossi del settore, siamo davanti al crollo della sedicesima banca degli Stati Uniti per dimensione patrimoniale, con più di 209 miliardi di dollari in asset e 175,4 miliardi in depositi, che rappresenta il più grande fallimento dopo la crisi dei mutui subprime del 2008.

Il caso fa parecchio rumore pensando che solo 18 mesi fa la stessa banca era stata valutata più 44 miliardi di dollari, mentre nel 2021 gestiva quasi la metà di tutti i fondi utilizzati per supportare le startup dell'area benedetta dal silicio. Proprio grazie a questa sua specificità, SVB era cresciuta in fretta, diventando il braccio finanziario di grandi e piccoli gruppi di investitori nel redditizio mercato tech. Fondata a Santa Clara nel 1983 da Bill Biggerstaff e Robert Medearis, dopo la fusione con la National InterCity Bancorp del 1986 e lo sbarco in Borsa due anni più tardi, la Silicon Valley Bank ha scelto di dedicarsi alla raccolta di depositi delle giovani imprese. Capitali a rischio che nel corso degli anni, con l'impennata del mercato hi-tech, hanno fatto la fortuna dell'istituto di credito, arrivato a raccogliere oltre 200 miliardi di dollari (cifra enorme in senso assoluto ma comunque distante dalle casse delle banche più grandi e note al grande pubblico).

Sembra paradossale pensando all'influenza e al volume di denaro che ruota attorno alle società tecnologiche (che vanno oltre il GAFAM, acronimo che unisce Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft), ma secondo gli analisti una delle cause determinanti per l'inabissamento di SVB è stata proprio la mancata differenziazione degli affari in altri settori. Con una forte esposizione verso un unico comparto, i venti di crisi che nell'ultimo anno hanno soffiato sulle startup (alle quali l'istituto di credito offriva piani di finanziamento agevolati, in quanto imprese destinate a perdere soldi durante i primi anni) e sulle aziende più strutturate, ha portato a un cedimento fin troppo rapido.

Con perdite nell'ordine di 1,8 miliardi di dollari e le conseguenti difficoltà per chiudere l'aumento di capitale da 2,25 miliardi, si è diffusa a macchia d'olio e nel giro di poche ore la corsa agli sportelli delle società, decise a riprendersi i propri soldi. A innescare la caccia ai liquidi sono state le indicazioni che vari fondi di venture capital hanno fornito alle startup su cui avevano investito, con le troppe richieste di ritiro dei depositi che hanno fatto saltare le coperture (in poche ore sono stati prelevati oltre 42 miliardi di dollari), decretando in tal modo l'insolvenza della banca. A pesare sull'intera faccenda, poi, è stata la svalutazione dei bond detenuti dall'istituto, dovuta al rialzo dei tassi stabilito dalla Federal Reserve, che a sua volta ha fatto scattare l'allarme tra i clienti della banca.

A mettere la parola fine alla storia di SVB è stata la Federal Deposit Insurance Corporation, agenzia federale che assicura i depositi delle banche (nonostante solo il 7% dei depositi dell'istituto californiano erano assicurati, tenendo a mente che negli Stati Uniti la quota coperta è 250.000 dollari, rispetto ai 100.000 euro assicurati in Italia e negli altri principali stati europei). Arrivato a due giorni di distanza dalla messa in liquidazione della Silvergate Bank, una delle banche attive con le criptovalute, il flop della Silicon Valley Bank ha avuto ripercussioni immediate in tutto il mondo. Indici in discesa per gran parte delle banche californiane e cali superiori al 20% per PacWest Bancorp, Signature Bank e First Republic Bank, mentre i principali istituti di credito europei hanno registrato perdite intorno al 5-7%.

Chi sta già scontando il fallimento della banca sono invece i dipendenti di diverse startup che, secondo il Washington Post, non hanno ricevuto l'accredito dello stipendio previsto per la mattina di venerdì 10 marzo. Al di là delle parole della segretaria del Tesoro americano, Janet Yellen, che ha tranquillizzato tutti, affermando che il sistema bancario a stelle e strisce è solido e rimane stabile, il flop della Silicon Valley Bank è destinato a creare parecchi problemi a tante aziende più e meno note della regione. Tanto per farsi un'idea basta sapere che Roblox aveva depositato sui conti SVB 150 milioni di dollari, mentre le riserve di Roku ammontavano a 487 milioni di dollari. "Il fallimento della banca potrebbe spazzare via un'intera generazione di startup. Se non ci sarà un rapido salvataggio, potremo assistere a un contagio che coinvolgerà altre startup e altre banche", ha affermato Garry Tan, presidente e amministratore delegato di Y Combinator, uno dei più importanti incubatoi di startup della Silicon Valley.

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