Simone Borgese e le falle del sistema che hanno dato il via libera ad uno stupratore seriale

Il caso di Simone Borgese, l'uomo arrestato a Roma con l'accusa di violenza sessuale aggravata ai danni di una studentessa, solleva interrogativi sulla recidiva criminale e la protezione delle vittime. Borgese, separato e padre di una figlia, è stato coinvolto in una serie di crimini sessuali che risalgono al 2014, quando aggredì una ragazza di 17 anni in un ascensore, fino al suo più recente arresto avvenuto lo scorso 8 maggio.La storia di Borgese è un triste elenco di violenze ripetute, incluse molestie sessuali e stupri, che hanno lasciato una scia di sofferenza nelle vite delle vittime e delle loro famiglie. Ancora più sconcertante è il fatto che, nonostante le condanne precedenti e il tempo trascorso dietro le sbarre, Borgese sia stato in grado di commettere nuovi reati, dimostrando un’inefficacia nel recupero di persone che commettono dei crimini sessuali.Le condanne precedenti infatti non sembrano non aver dissuaso Borgese dal commettere ulteriori stupri, sollevando dubbi sulle misure di rieducazione e recupero per i reati sessuali. Il caso di Borgese dovrebbe servire da catalizzatore per una riflessione più ampia sul recupero per i sex offender di cui abbiamo parlato con Fabio Delicato psicologo forense e criminologo.

Cosa ne pensa del caso Borgese?

«Borgese tecnicamente è uno stupratore seriale che usa un approccio confidencial, ossia fa salire in macchina la vittima come nell’ultimo stupro per ingannarla e perpetrare la violenza. Un modus operandi che evidenzia un’assenza di pianificazione».

Come devono essere trattati questi casi?

«È fondamentale intervenire in modo efficace su individui come Borgese che mostrano problematiche legate agli impulsi sessuali, associati a tratti antisociali e sociopatici, e bassa empatia. Queste persone mostrano una scarsa considerazione per il dolore delle vittime, poiché il loro impulso è eccessivamente potente e difficile da contenere. Pertanto, un trattamento psicoterapeutico approfondito risulta imprescindibile perché nonostante la necessità del carcere come strumento detentivo e punitivo è fondamentale garantire che, una volta libero, il soggetto non commetta ulteriori violenze. Come dimostrato nel caso di Angelo Izzo, la buona condotta in carcere non esclude la possibilità di recidiva».

Ci sono trattamenti farmacologici da associare alla psicoterapia?

«La castrazione chimica, seppur dibattuta, non risolve il problema alla radice, poiché non affronta l'impulso psicologico sottostante. È necessario un monitoraggio costante sia all'interno che all'esterno del carcere, poiché non è possibile prevedere un miglioramento spontaneo. Gli stupratori seriali spesso persistono nei loro atti a causa di difficoltà relazionali significative con l'altro sesso, pertanto richiedono un approccio terapeutico differenziato per prevenire recidive.Unica soluzione seria è che sia seguito dentro e fuori dal carcere perché non possiamo essere certi che non peggiorerà. La maggior parte dei stupratori seriale tendenzialmente continua a commettere reati sessuali perché hanno un rapporto con l’altro sesso estremamente deficitario. In pratica va fatto certamente un intervento diverso da quello fatto in precedenza».

A tracciare il profilo di stupratori come Borgese è Santo Rullo, psichiatra Ecos

«Lo stupratore é una persona spinta ad agire in maniera criminale da diversi e complessi fattori, personali e culturali. Può avere difficoltà a gestire l'impulsività, a volte non aiutato dall'assunzione di sostanze. Può avere subito abusi fisici o psicologici in età infantile. Può essere condizionato da fattori socio culturali legati ad un maschilismo che genera quelle che chiamiamo distorsioni cognitive, quali l'interpretazione erronea degli atteggiamenti della vittima».

Perché uno stupratore diventa seriale?

«La serialità del gesto é spesso legata alla necessità di ripetere lo stupro per scaricare la tensione emotiva determinata dall'ossessione sessuale.Il carcere non sempre esercita la funzione rieducativa specifica richiesta dal sex offender, anzi a volte lo stupratore diventa vittima di abusi da parte degli altri detenuti, cosa che non lo aiuta ad elaborare il reato commesso».

Che trattamenti vengono usati?

«Abbiamo trattamenti che mirano a correggere, a modificare ed influenzare le aree problematiche che si ritiene contribuiscano al comportamento d’abuso: l’eccitamento sessuale deviante, le distorsioni cognitive, i modi di pensare favorevoli all’aggressione, la scarsa capacità di controllare gli impulsi, le ridotte competenze sociali, la modesta capacità empatica, la bassa autostima, la scarsa competenza nel regolare le emozioni ed il ruolo dei fattori ambientali scatenanti.Esistono gruppi terapeutici per sex offenders, orientati alla gestione delle emozioni. La reclusione, naturalmente necessaria per espiare la colpa, dovrebbe essere esperienza di convivenza per sviluppare competenze empatiche e sociali, ma le strutture e le carenze di personale non consentono programmi adeguati. Nelle situazioni di conclamata patologia psichiatrica connessa all'aggressione sessuale la possibilità di un percorso di cura un una Residenza per l'esecuzione di misure di sicurezza (REMS) potrebbe rappresentare un idoneo strumento clinico e di sicurezza»

Cosa fare se non risponde ai trattamenti?

«Esistono infine situazioni in cui il sex offender presenta un disturbo anti- sociale di personalità che non risponde ai trattamenti farmacologici ne a quelli sociali, per i quali la custodia e la prevenzione rimangono gli unici interventi possibili».

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