MATTEO BAZZI / ANSA
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Il sindaco Pisapia indagato: sì, no, forse?

Sabato 17 gennaio, durante un convegno del Pd, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia aveva pubblicamente annunciato di essere indagato dalla Procura di Milano: l'accusa? L'omissione in atti d’ufficio, per avere trascritto alcuni matrimoni gay contratti all’estero, contravvenendo alla richiesta del prefetto Francesco Paolo Tronca, che in ottobre gli aveva ordinato di cancellare tutte le trascrizioni in materia basandosi a sua volta su una circolare del ministro dell'Interno, Angelino Alfano.

Il problema è che ieri, lunedì 19 gennaio, il procuratore Edmondo Bruti Liberati e il pubblico ministero Letizia Mannella hanno comunicato ufficialmente che non è vero: insomma, c'è sì un’inchiesta a carico di ignoti, però Pisapia non è affatto indagato. E (sotto, sotto) i due pubblici ministeri hanno anche fatto capire che l'indagine probabilmente finirà in nulla, con una richiesta di archiviazione.

La Procura di Milano, a quanto pare, non ha alcun desiderio d'ipotizzare un reato per il sindaco. Ma, da buon penalista, Pisapia insiste: com'è possibile che la Procura apra un’inchiesta sulle trascrizioni dei matrimoni gay, e che il reato venga lasciato "a carico di ignoti" quando è palese che il presunto colpevole è solo lui?

“Quegli ignoti, in realtà, sono noti" dichiara Pisapia, rivendicando con responsabilità e onestà intellettuale il suo diritto a essere indagato, e sottolineando correttamente come il problema non dovesse rimanere chiuso nei cassetti della procura. "Le trascrizioni le ho fatte io perché le ritenevo legittime" ha aggiunto il sindaco. "Io non so se cercassero ignoti tra soggetti che, invece, ignoti non lo erano. Era comunque giusto che mi assumessi le responsabilità di quello che ho fatto”. 

Parole che gli fanno onore.


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