Politica
November 13 2023
La ricetta della sinistra à la Schlein è quella di sempre. La segretaria avrà anche mobilitato qualche decina di migliaia di attivisti, ma non emerge alcuna novità nell’offerta politica del Pd. Si va avanti con la sinistra-fortino che non vuol parlare agli elettori di centro e di destra. È un tripudio di ambientalismo, egualitarismo, stato interventista che garantisce giustizia sociale con la moltiplicazione di diritti sociali (allo studio, alla casa, all’ambiente) che hanno un costo per i cittadini e per le casse pubbliche. E poi naturalmente più tasse sugli affitti, sugli immobili e l’imperitura lotta agli evasori. Tutto si accompagna al solito conservatorismo costituzionale per cui chiunque tocchi la carta, si chiami Renzi o Meloni, viene dipinto come un satrapo da tendenze autoritarie. Nessuna apertura a modificare il testo di riforma costituzionale del governo, ma muro totale a difesa dello status quo.
Anche sulla questione Israelo-palestinese la segretaria gioca con le ambiguità. È la tecnica del “ma anche”: Hamas sbaglia ma anche Israele, dipinto come uno Stato canaglia. Schlein non può fare altro d’altronde, l’intellighenzia dei professori universitari e dei centri sociali che l’hanno promossa alla segreteria ha posizioni ben più estreme di quella della segretaria.
Pacifista e per la “Palestina libera” è anche il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, in piazza anche lui proprio per incalzare Schlein su economia e politica estera. Ma allo stato attuale i conti con il consenso sono abbastanza impietosi: Pd e 5 Stelle sommati arrivano al 35% mentre i centristi sono divisi, indeboliti, politicamente lontani dal duo Conte-Schlein. Testimonianza di questa debolezza sono le elezioni regionali e amministrative in cui la sinistra ha sempre perso nel 2023.
E il futuro? L’unica carta che la sinistra può giocarsi sono i futuri guai del governo Meloni: PNRR bloccato, costo del debito altissimo, recessione internazionale. Sono tutti scenari che possono verificarsi, sia pure senza sicurezza che tutto ciò accada. A quel punto la sinistra debole di Schlein e Conte ha due opzioni: se il governo e la maggioranza dovessero trovarsi in difficoltà prima della fine della legislatura potrebbero manovrare per andare verso un governo tecnico, offrendo subito al Quirinale la propria disponibilità; oppure, ipotesi che oggi appare più probabile, aspettare pazienti la fine della legislatura nella speranza che il centrodestra arrivi spompato di consensi per le difficoltà nel governare crisi economiche e situazioni internazionali complesse. A quel punto Schlein e Conte potrebbero mobilitare tutti i loro elettori nella speranza che una parte degli elettori di destra si astengano. Per fare cosa? Impedire una vittoria piena della coalizione di centrodestra in primis e poi valutare il da farsi sulla base dei numeri parlamentari.
Ma questi sono scenari lontani e difficili da prevedere. Oggi il dato è un altro: a sinistra non c’è un programma di governo alternativo alla destra che possa raccogliere la maggioranza dei consensi degli italiani, nonostante l’adunata in piazza.