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(Ansa)
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Giù le mani dall'onestà e dallo stile di Sinner

Adriano Panatta ha confessato che lui avrebbe preso la giudice di sedia Aurelie Tourte e l'avrebbe buttata a mare, seggiolone, microfono e ombrellino compresi. Ma è Panatta e glielo si può perdonare, come per decenni si sono accettate le piazzate in campo di autentici geni della racchetta. Il più famoso trash talker nei confronti di arbitri e giudici di linea? John McEnroe, ovviamente. Era, però, un altro mondo e un altro tennis in cui la tecnologia non era ancora sbarcata rendendo anacronistico, oltre che decisivo, l'errore clamoroso che ha cancellato il 4-1 con doppio break a vantaggio nel terzo set anticamera per Jannik Sinner di una qualificazione a quel punto garantita nella finale di Montecarlo.

Il doppio fallo del greco Stefanos Tsitsipas, invece, non è stato visto e l'occhio di falco elettronico ha potuto solo certificare la beffa, visto che almeno per un altro anno non è previsto che venga usato nei tornei in terra rossa, pare per questioni di taratura e margini d'errore. Sinner ha poi perso, preso anche da crampi che ha ricondotto al nervosismo per quello che era accaduto, ma gli sono bastati pochi minuti per ricomporsi e spiegare che nel tennis e nello sport può capitare che si sbagli. Tutti. Arbitri compresi.

Insomma, polemica chiusa lì e ci si rivede a Madrid per il prossimo torneo. Ora, la questione Sinner si è, però, trasformata in caso nazionale in Italia dove milioni di persone non abituate ad usi e costumi di sport diversi dal calcio stanno scoprendo il tennis. Un esercito che già mal digerisce la presunta superiorità morale del rugby, dove non si parla mai all'arbitro tanto meno per protestare, non si simula e alla fine si celebra pure il cosiddetto terzo tempo. Figuriamoci se il furto colpisce l'uomo più amato del momento ed è certificato ex post anche dalla tecnologia.

Per questo Sinner è finito sul banco degli imputati. I capi d'accusa? Fondamentalmente due. Non essersi fermato in campo 'denunciando' il doppio fallo di Tsitsipas (in quel caso obbligando la giudice di sedia alla revisione) e poi non aver spiegato di essere stato derubato, magari tirandola lunga con proteste e polemiche. Cornuto e mazziato. L'unica sua vera responsabilità, essere molto poco italico nell'affrontare l'errore arbitrale e nel non cercare alibi per la propria sconfitta.

Il predicozzo gli è stato fatto a reti unificate e anche sui giornali generalisti. Un invito alla disobbedienza, la prossima volta che dovesse capitare. A farsi furbo, a lucrare, piangere in fretta per provare a garantirsi qualcosa dopo. Siamo fatti così, abituati di decenni di moviola serale e di polemiche da bar sport su calci di rigore e fuorigioco.

Detto che, fermando il punto subito, Sinner avrebbe esercitato un suo diritto previsto dalle regole e magari la prossima volta lo farà (il tennis è uno sport dove per molti anni, prima di sbarcare nel professionismo semplicemente ci si auto-arbitra), sarà bene dire un paio di cose. La prima è che all'italiano medio dell'introduzione dell'occhio di falco anche nei tornei in terra rossa non interessa una... mazza. Del resto per mezzo secolo ha chiesto la moviola in campo salvo poi non fidarsi del Var mai, nemmeno sulle chiamate geografiche e oggettive del fuorigioco.

E la seconda è che bisogna tenere giù le mani da Sinner. Lui va bene così com'è adesso e come sarà in futuro, senza che ci sia qualcuno che pretenda di spiegargli come stare al mondo. E se per una volta portiamo in giro un campione che corre, lotta, vince o perde senza fare troppo casino, meglio così. Ci sarebbe da fargli un monumento, invece che un processo su pubblica piazza.

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