Sinner
(Ansa)
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L'impresa «normale» di Sinner a Melbourne

Il vero passaggio mentale è nostro e solo nostro, perché lui l'ha già fatto, da mesi. Il passaggio mentale è comprendere che Jannick Sinner è già, in pianta stabile, uno dei 3-4 tennisti più forti del mondo, uno di quelli quindi per cui la semifinale di un torneo del Grande Slam non è una novità, una notizia, ma la normalità.

Certo, fa strano dirlo per un giocatore di soli 23 anni e soprattutto fa strano dirlo per un tennista italiano dato che un campione simile capita una volta ogni 30 anni, dopo Panatta e Pietrangeli. Ma questo è quanto: se oggi Sinner non avesse vinto contro Rublev avremmo potuto tranquillamente parlare di delusione ed obiettivo mancato come si fa con ogni grande campione.

Invece Sinner ha vinto una partita pesante, condizionata dal caldo e da un problema allo stomaco, ma senza mai dare la sensazione di poterla perdere. Oh, meglio. Quando sul tie-break del secondo set, rivelatosi poi decisivo, si è trovato sotto 1-5 diciamo che anche la nostra fede smisurata ha vacillato. Ma è stato proprio nel momento di massima difficoltà che l'azzurro ha giocato il miglior tennis della giornata, per tecnica e soprattutto per solidità mentale. È stato un po' come rivedere quei due match point annullati a Djokovic nella semifinale di Coppa Davis. Ecco dove Sinner ormai è uno dei top, per la maturità con cui gestisce punti, difficoltà ed avversari. Il resto vien da se.

E così se da una parte si deve lodare il suo secondo approdo di carriera in una semifinale slam (la prima a Wimbledon un anno fa) oggi abbiamo il dovere di renderci conto della sua forza e capire quale sia il suo livello.

A stupire quindi non è il risultato ma il percorso fatto fin qui del nostro tennista a Melbourne: 4 match tutti vinti per tre set a zero. Nessuno è riuscito ad impensierirlo per davvero; non i comprimari dei primi due turni dove il rischio sottovalutazione è dietro l'angolo (guardate Djokovic ed Alcaraz che hanno lasciato qualche set in giro per strada), non le sfide con due giocatori di alto livello ed esperienza come Kachanov e Rublev, avversari tosti che non regalano nulla.

Meglio di così le cose quindi non potevano andare ad ora è tutto apparecchiato per quella che, dal giorno del sorteggio del tabellone, era la partita che tutti sognavamo di vedere: la sfida in semifinale con Djokovic, ancora il numero 1 al mondo.

Una di quelle partite che possono segnare il più classico dei passaggi di consegne con la nuova generazione pronta a scalzare dal trono il tennista più vincente di sempre. Il pronostico semplicemente non esiste; Sinner ha vinto due delle ultime tre sfide (la prima nel girone della ATP Finals di Torino la seconda in Coppa Davis) ma ha perso la partita che contava, la finale al Pala Alpitour.

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