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October 05 2015
Coraggio, umiltà e preghiera. È ciò che il Papa chiede ai 270 padri sinodali riuniti da oggi a Roma per discutere della "Vocazione e missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo". Il pontefice ricorda che l’assemblea sinodale non è "un parlamento» dove avvengono «negoziati e patteggiamenti", richiama all’unità e getta acqua sul fuoco delle polemiche.
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Ma è chiaro a tutti che il caso di monsignor Krzysztof Charamsa agita le acque, già particolarmente mosse nelle ultime ore. Il teologo polacco che Benedetto XVI nominò "prelato d’onore di Sua Santità", segretario della Commissione teologica internazionale, officiale di "prima classe" della Congregazione per la dottrina della fede, titolare di ben quattro cattedre alla Pontificia Università Gregoriana e di altri insegnamenti presso il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum.
Il custode della dottrina della fede che, alla vigilia del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, annuncia si essere omosessuale, presenta il suo compagno, Eduardo Planas, ai giornalisti e denuncia "l’esasperata paranoica omofobia" della Chiesa di Roma.
Bergoglio ha preferito tacere sul caso Charamsa, lasciando che parlassero i suoi collaboratori: il portavoce, padre Federico Lombardi, annuncia che "monsignor Charamsa non potrà continuare a svolgere i compiti precedenti presso la Congregazione per la dottrina della fede e le università pontificie". Monsignor Ryszard Kasyna, vescovo di Pelplin, da cui dipende il teologo polacco, lo ammonisce a tornare sulla "via del sacerdozio".
Francesco teme che si distolga l’attenzione dai temi principali del Sinodo: il futuro delle famiglie, la fragilità dei matrimoni, i giovani che non vogliono più sposarsi, l’accoglienza dei divorziati risposati nella Chiesa, le guerre, la povertà, le discriminazioni razziali e religiose che mettono in pericolo la sopravvivenza di tante famiglie nel mondo, i matrimoni tra sposi di fedi diverse e così via. Certo tra i nodi del Sinodo è emerso anche quello dell’accoglienza delle coppie omosessuali ma il Papa non vuole che si polarizzino le posizioni.
Il teologo polacco fa paura anche all’ala più liberal del Sinodo, perché teme che accenda la reazione dei più conservatori e tradizionalisti che da mesi agitano lo spettro di una deriva "lassista" e "relativista" della Chiesa di Francesco. Ma allo stesso tempo è temuto dai conservatori, perché ha strappato il velo dell’ipocrisia che l’istituzione stende su tanti casi di omosessualità e persino di convivenze con compagni gay anche di prelati in posizioni di assoluto rilievo della Chiesa. "Si può, più che legittimamente, discutere sull’opportunità, sui tempi e sulle modalità di questa esternazione, ma non si può, a mio giudizio, contestarne la sofferta sincerità e il fatto che essa contribuisca a riproporre, con urgenza, questa tematica all’attenzione del Sinodo in un’assemblea in cui gli omosessuali (e tante altre situazioni famigliari) sono assenti", osserva sul caso Charamsa, Vittorio Bellavite, coordinatore del movimento "Noi siamo Chiesa" in Italia.
Il rischio però è che proprio il clamoroso coming out del teologo polacco allontani ancora di più la discussione del Sinodo dallo spinoso problema dell’accoglienza nella Chiesa delle coppie omosessuali, rinviandola a data da destinarsi.