Tecnologia
September 24 2012
Ormai, lo smartphone sta diventando una presenza fissa nella vita delle persone, una sorta di stampella accessoria, un assistente preciso, infaticabile, capace di ricordarsi (e ricordarvi) i vostri appuntamenti, di trovarvi automaticamente il percorso più intelligente per evitare il traffico sulla strada del lavoro e nel contempo interpolare l’ufficio postale dove avete programmato di andare in mattinata, o il negozio dove dovete ritirare il vostro computer riparato.
Se dopo esservi abituati a dialogare con un assistente vocale, come Siri o S Voice, pensate che il vostro telefono vi stia viziando, aspettate di sentire questa: Nuance Communications, la compagnia americana ideatrice di programmi di assistenza vocale come Dragon Naturally Speaking e, a breve, Dragon Assistant , ha annunciato di stare lavorando a una nuova tecnologia che consentirà di interagire con l’assistente vocale di uno smartphone in qualsiasi momento, anche quando il dispositivo è spento o in standby.
Poche ore fa, Vlad Sejnoha, CTO di Nuance Communication, ha spiegato che i laboratori di Burlington Massachusetts sono al lavoro per far sì che entro “un anno o due” sarà possibile accendere il proprio telefonino senza nemmeno doverlo prendere in mano. Una dichiarazione roboante, a cui però, per il momento, con corrisponde alcuna dimostrazione pratica.
L’idea suggerita da Nuance rientra nel solco dei principi di Natural Language Processing che stanno influendo massicciamente sulle strategie di innovazione di colossi come Samsung, Apple e Microsoft, che da anni studiano come rendere il rapporto tra uomo e tecnologia così fluido da diventare appunto “naturale”: cellulari che si spengono quando vengono girati (Samsung), display interattivi proiettati sulle pareti di casa (Microsoft) e, naturalmente, assistenti vocali in grado di rispondere a ogni capriccio, informativo o organizzativo che sia (Apple e Samsung).
Perché una tecnologia possa diffondersi, è necessario risolvere alcuni problemi, due su tutti: la quantità di energia necessaria a tenere le orecchie di un Siri costantemente drizzate e la necessità di distinguere la voce dell’utente da quelle di altre persone e dai rumori di sottofondo. A questo secondo problema, Sejnoha e compari ci starebbero già lavorando, anche perché si tratta di una innovazione la cui importanza va ben al di là della tecnologia ipotizzata da Nuance. Con il diffondersi degli assistenti vocali, diventerà presto essenziale assicurarsi che l’intelligenza artificiale presti orecchio solo al suo effettivo “padrone”, al fine di ottenere uno standard di efficienza sufficientemente alto.
La cosa più probabile, è che questo tipo di innovazione verrà introdotta in una delle future incarnazioni di Siri. È opinione comune, infatti, che Nuance Communications, oltre a produrre app come Dragon Go e Nina , sia la mente che ha reso possibile Siri. È ragionevole dunque auspicare che il prossimo Siri, se non sarà in grado di “svegliarsi” a ogni tua chiamato, possa essere in grado di setacciare la pioggia di rumori urbani per estrapolare il tuo fugace, distratto comando vocale.
Una cosa su cui invece Nuance dovrà necessariamente fermarsi a riflettere, sono i rischi che un orecchio digitale sempre allerta può creare per la privacy delle persone. Insomma, sapendo che esistono tecnologie in grado di catturare informazioni personali dall’ecosistema mobile globale, quanto ti sentiresti libero a parlare di cose personali con uno smartphone “spento” che riposa nella tua tasca?
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