Siria, Hamza e i bambini che non diventeranno mai adulti

Ansa
Aleppo, Siria, 28 aprile 2016, Le immagini tratte da un video del bombardamento che ha distrutto l'ospedale di al Quds
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Aleppo, Siria, 28 aprile 2016, Le immagini tratte da un video del bombardamento che ha distrutto l'ospedale di al Quds
Wikimedia Commons
Hamza Al Khateeb, nato nel 1997 venne ucciso mentre era prigioniero della polizia di Assad durante le prime fasi della protesta nell'aprile del 2011
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Aleppo, Siria, 28 aprile 2016, Le immagini tratte da un video del bombardamento che ha distrutto l'ospedale di al Quds
EPA/MOHAMMED BADRA
22 marzo 2016. Dei bambini giocano lungo una strada del quartiere di Teshreen a Damasco, Siria, controllato dalle forze dei ribelli ostili al presidente Assad.
22 marzo 2016. Dei bambini giocano lungo una strada del quartiere di Teshreen a Damasco, Siria, controllato dalle forze dei ribelli ostili al presidente Assad.
Sam Tarling/Oxfam
26 gennaio 2016. Aida, 8 anni, Majida, 7 anni, e Basma, 8 anni, provenienti da Raqqa in Siria posano per una foto per la campagna #withsyria, nel campo profughi di Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
Sam Tarling/Oxfam
26 gennaio 2016. I bambini siriani Basma (8 anni), Mohsen (4), Amal (3) e Ahmad (6) posano per una foto per la campagna #withsyria, nel campo profughi di Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
Sam Tarling/Oxfam
26 gennaio 2016. Reema, 13 anni, Aida, 8 anni, e Nejma nel campo profughi di Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
Sam Tarling/Oxfam
26 gennaio 2016. I fratellini Hafez e Malik, di 11 e 7 anni, originari di al-Raqqa in Siria, fuori dalla loro tenda nel campo profughi di Baalbek, nella Valle Bekaa del Libano.
Sam Tarling/Oxfam
25 gennaio 2016. Yumna, 8 anni, originaria della provincia di Homs, in Siria, gioca all'interno del campo profughi allestito a Zahle, nella Valle della Bekaa, in Libano.
Cristina Giuliano
Abitanti di Al Suria, Siria, 4 marzo 2016
LOUISA GOULIAMAKI/AFP/Getty Images
Rifugiati siriani e iracheni cercano di varcare il confine tra Grecia e Macedonia, 29 febbraio 2016
LOUISA GOULIAMAKI/AFP/Getty Images
Rifugiati siriani e iracheni cercano di varcare il confine tra Grecia e Macedonia, 29 febbraio 2016
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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016
Getty Images
Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016
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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016
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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5gennaio 2016
Ansa
Migranti siriani in attesa di entrare nel campo di permanenza provvisiorio al confine tra Grecia e Macedonia vicino alla città di Gevgelija, 13 novembre 2015.
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Muhamed Selmu, siriano, suona mentre un gruppo di profughi aspetta di entrare nel campo di registrazione al confine tra Grecia e Macedonia
Sam Tarling /Oxfam
Una piccola siriana a Presevo, Serbia del sud, 4 ottobre 2015
Vedat Xhymshiti / Alamy/Olycom
Civili siriani ad Azaz, nel nord del paese
Sam Tarling /Oxfam
Ahmad Mohmammad e le sue due figlie (profughi siriani) a Zarka, Giordania, 8 settembre 2015
Sam Tarling /Oxfam
Sima, una piccola rifugiata siriana nel campo profughi di Zaatari , Giordania, 20 settembre 2015
Immigrati siriani dopo aver attraversato il confine tra Serbia e Ungheria
EPA/SEDAT SUNA
Campo rifugiati nei pressi di Sanliurfa, Distretto di Suruc, Turchia, 30 settembre 2014.
EPA/SEDAT SUNA
Campo rifugiati nei pressi di Sanliurfa, Distretto di Suruc, Turchia, 30 settembre 2014.
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Campo rifugiati nei pressi di Sanliurfa, Distretto di Suruc, Turchia, 1 ottobre 2014.
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Una immagine dell'arrivo all'aeroporto di Fiumicino del primo gruppo di migranti giunti dalla Siria con corridoio umanitario, Roma, 29 febbraio 2016.
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Migranti siriani in attesa di entrare nel campo di permanenza provvisiorio al confine tra Grecia e Macedonia vicino alla città di Gevgelija, 13 novembre 2015.
Getty Imagines / Bulent Kilic
Profughi siriani al confinecon la Turchia

KHALED KHATIB/AFP/Getty Images

9 luglio 2014. Un uomo porta tra le braccia il cadavere di un bambino estratto dalle macerie di un edificio colpito da un attacco aereo delle forze governative su Aleppo, in Siria.

Il 24 maggio i siriani e gli attivisti per i diritti umani ricordano Hamza Ali Al Khateeb, il bambino siriano diventato simbolo della repressione e delle violenze del regime di Bashar Al Assad contro il suo stesso popolo.

Se Hamza fosse diventato uomo, oggi sarebbe stato tra le file degli oppositori pacifici siriani che non vogliono né Al Assad, né l’Isis.
Forse un citizen reporter, forse un soccorritore, forse un operatore umanitario. Difficile immaginarlo con la divisa militare o con un’arma in mano, perché nell’immaginario di tutti Hamza rimarrà per sempre quel bimbo dalle guance paffute e dal sorriso dolce, come lo immortalano le sue ultime foto.

Hamza Al Khateeb, nato nel 1997 venne ucciso mentre era prigioniero della polizia di Assad durante le prime fasi della protesta nell'aprile del 2011Wikimedia Commons

Ma Hamza non diventerà mai grande perché è stato ucciso. Era il 29 aprile 2011, Hamza stava partecipando a un corteo anti-governativo nella città di Seda quando è stato arrestato dalle forze del regime.

Il corpo del piccolo, torturato ed evirato, è stato restituito alla famiglia il 24 maggio. Il bambino era originario di Dar’à, la stessa città da cui è partita la rivoluzione del 2011, proprio in seguito all’arresto, alla tortura e all’uccisione di alcuni scolari.

La loro colpa era di aver scritto sul muro dell’istituto lo slogan delle primavere arabe: "Il popolo vuole la caduta del regime".

Il quinto anniversario della morte “dell’angelo di Dar’à” come lo hanno ribattezzato gli attivisti per i diritti umani, è un’ulteriore occasione per riflettere sulle drammatiche condizioni in cui vivono, ormai da sei anni, i bambini siriani. Il 70% della popolazione siriana non ha ancora compiuto trent’anni e che, secondo le stime di Save the Children, sono almeno 7,5 milioni i bambini colpiti e coinvolti dalle violenze.

Ventimila bambini uccisi
Secondo un rapporto del Syrian Network for Human Rights (Snhr) sono oltre 20mila i bambini uccisi dal 2011 e 10mila quelli passati per le carceri del regime.
Più di 150 hanno subito abusi sessuali in cella. Quello che le cifre ufficiali non raccontano sono i drammi dei bambini seviziati e uccisi, la cui identità è rimasta però sconosciuta o di cui si sono poi perse le tracce. Sono minorenni oltre la metà degli abitanti delle tendopoli e dei campi profughi e sono minorenni circa la metà degli oltre 900mila feriti e mutilati.

La guerra ha segnato le vite dell’infanzia siriana in modo irreversibile, privandola anche del diritto all’istruzione.

Secondo l’Unicef almeno due milioni di bambini sono stati privati di questo diritto. Molte scuole sono state bombardate, altre sono diventate la casa di centinaia di famiglie sfollate, altre ancora centri militari di detenzione e tortura. Molti bambini non sono mai stati alfabetizzati. Particolarmente critica è la situazione dei minorenni che sono stati arruolati dai diversi schieramenti.

Bambini nelle milizie del regime
Il regime, secondo un rapporto del Snhr, impiegherebbe nelle sue milizie molti minorenni, piazzandoli soprattutto ai posti di blocco.

La conferma è negli elenchi dei militari caduti. Nello stesso documento viene denunciato il coinvolgimento di bambini anche tra le brigate dell’Isis, che fa man bassa tra i minori che restano soli. Coloro che non trovano accoglienza da parenti o amici, né negli orfanotrofi, vengono spesso adescati dalla malavita, sfruttati, abusati, armati e persino venduti. Se hanno superato l’età della pubertà, difficilmente trovano strutture che possano occuparsi di loro e sono costretti a diventare adulti prima del tempo e a provvedere a se stessi.

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