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November 13 2014
Pio Pompa, ex funzionario del Sismi, si trincera dietro il «rispetto del dovere del segreto di Stato». L’ex braccio destro del direttore Nicolò Pollari è accusato dalla procura di Perugia di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza del Paese ma a processo, anziché sottoporsi al fuoco incrociato di domande pericolose preferisce rendere più comode dichiarazioni spontanee.
«Per potermi difendere - dice al microfono della Corte d’assise - dovrei riferire gli interna corporis del Sismi. Dovrei indicare quale uso è stato fatto dell’appartamento di via Nazionale, se lì vi fosse custodito un archivio informatico del Servizio, se alcuni documenti fossero rilevanti a fini istituzionali oppure relativi a vicende militari o terroristiche, oppure attinenti alla sicurezza dello Stato». Tutte domande alle quali Pompa ha deciso di non rispondere (è un suo diritto).
Nel tentativo di convincere i giudici Pompa, 63 anni, originario dell’Aquila, ha spiegato che fu la stessa Digos di Milano nell’autunno 2006 a riconsegnargli il materiale informatico già sequestrato, per il quale oggi si trova a giudizio. Il capo d’imputazione spiega: «È stato trovato in possesso di un Cd e due Dvd contenenti notizie che nell’interesse della sicurezza dello Stato dovevano rimanere segrete in quanto, in parte, protocollate agli atti del Sismi». «Per dimostrare il contrario - insiste Pompa - oggi dovrei descrivere il processo di valorizzazione attraverso cui un documento viene acquisito agli atti del Sismi, ora Aise, e quali contrassegni deve avere». Ma, «difendermi, significherebbe dover affrontare temi riguardanti la sicurezza interna ed internazionale dello Stato, cioè proprio i beni alla cui tutela è preposto il segreto di Stato».
Il suo legale, l’avvocato Nicola Madia, rilancia: «Il segreto di Stato sollevato da un testimone è chiaramente diverso rispetto a quello che può eccepire l’imputato. Quest’ultimo - ha detto - potrebbe aver interesse ad usarlo come espediente per sottrarsi al processo. Proprio per questo i giudici hanno facoltà di inviare gli atti al Presidente del Consiglio, affinché valuti l’eventuale pretestuosità dell’azione. A casa di Pompa sono stati trovati supporti informatici; ebbene, il mio cliente ha sempre consultato internet e altre fonti aperte, per coltivare interessi personali, prima ancora di essere assunto dal Sismi. I giudici chiedano al Governo il parere per andare avanti».
Secondo il pm Massimo Casucci quella di Pompa è una «proposta palesemente strumentale». «Tutto il processo - spiega - è minato dal segreto di Stato, per una normativa che in alcune parti crea un’area di impunità. Di per sé non è un concetto deteriore perché in uno Stato democratico ci devono essere anche stanze di compensazione di impunità. I Servizi svolgono un’attività essenziale. E’ impensabile che un agente segreto possa essere giudicato per tutto quello che fa in quanto lo fa nell’interesse supremo della Nazione. Però - conclude - l’impunità deve essere soggetta ad un vaglio». La Corte d’assise di Perugia, presieduta da Gaetano Mautone, scioglierà la riserva a febbraio.