Televisione
September 19 2022
Sky Glass è bella, bellissima. Un pezzo di design, che il Gruppo crede possa diventare oggetto del desiderio popolare, ambito quanto uno dei gingilli Apple. Un miliardo sono i colori del suo schermo, piatta la cornice, non più nera. Sky Glass è rosa, blue, verde e bianca, il telecomando coordinato alla tinta prescelta. Ha una soundbar integrata e, unica ad oggi, consente di lavorare sulla «semplificazione». L’ha chiamata così Andrea Duilio, amministratore delegato di Sky Italia: «semplificazione dell’esperienza di visione». «La rivoluzione dello streaming», ha spiegato, «Ha inaugurato un’età dell’oro per i contenuti, ma ha anche reso più complicata la vita delle persone, che spesso passano più tempo a cercare un programma che a goderselo. Sky Glass nasce proprio per semplificare tutto questo e offrire un’esperienza di visione semplice e appagante». Come? Integrando, previa connessione Internet, la mole immensa di contenuti esistenti. Sky Glass, nella propria interfaccia, presenta tutto: i contenuti di Sky, dei principali broadcaster nazionali in chiaro, quelli dei player globali come Netflix, Disney+, Prime Video, Dazn, Raiplay, Mediaset Infinity, Apple Tv+, Discovery+, Peacock, Youtube. Ha tutto.
Ma è dietro questo tutto apparente, dietro il luccichio e l’attrattiva della semplicità, che si nasconde altro: la crisi della prima pay-tv italiana, ed il progressivo impoverimento dell’offerta digitale. Sky Italia non comunica dati ufficiali, non più. Gli ultimi risalgono al giugno 2019. Allora, gli abbonati erano 5,195 milioni. Cifra che, secondo ItaliaOggi, si sarebbe progressivamente ridotta. Stando ai dati raccolti, Sky Italia avrebbe chiuso il 2021 con 4,3 milioni di abbonati, 500 mila meno rispetto ai 4,8 milioni con cui avrebbe terminato il 2020. Un calo sensibile, dunque, davanti a quale il Gruppo ha però cercato nuovi modi per ripianare le proprie perdite. Di spostare l’attenzione altrove, non sull’esodo dei clienti, sul calo di share di alcuni fra i suoi programmi di punta, ma su attività extra tv. Sky Wifi, la fibra, le telefonate. Poi, Sky Glass, la televisione e un modo inedito di intenderla.
Il core business di Sky, un tempo improntato all’esclusività dei contenuti offerti, il calcio e l’intrattenimento, è cambiato. È stato riorganizzato. E potrebbe pure andare bene, se alla riorganizzazione del core business non fosse stata affiancata anche un’imponente ristrutturazione aziendale.Sky Italia, che nel 2020 ha chiuso i bilanci con perdite per 690 milioni di euro, ha stilato un piano triennale che, fra il 2021 e il 2024, prevede l’uscita di migliaia di lavoratori, circa 2750 unità scelte tra i 5 mila dipendenti diretti e i 6 mila indiretti. Un male necessario per far fronte alle perdite e alla riduzione degli introiti pubblicitari. Un male necessario perché Sky possa avere di che competere con le piattaforme «avversarie». Un sacrificio indispensabile, cui - da un punto di vista contenutistico - non ha fatto seguito, però, alcunché. Sky, in Italia, ha lanciato pacchetti a costi ridotti, ha stilato partnership, chiuso accordi con Netflix, Dazn, con la neonata Paramount+ e TimVision. Ha inaugurato la propria linea Wifi e prodotto una televisione, moderna, bellissima. Ma allo sforzo di cui sopra, luminoso specchietto per le allodole, non è corrisposto un vero sforzo d’ingegno, un’opera mirata a rinverdire un’offerta ormai paludata. X Factor, MasterChef, serie fatte da gente che piace alla gente che piace, 4 Hotel e 4 Ristoranti. L’intrattenimento, un tempo originale, è rimasto identico a se stesso, perdendo con ciò la propria carica innovativa. Il calcio si è perso e disperso, il tg impoverito. E poco importa, allora, che a trasmetterlo sia la pur bella cornice rosa di Sky Glass.