Tecnologia
October 08 2020
Forse con un eccesso di enfasi, Javier Soltero l'ha definito «la fine dell'ufficio come lo conosciamo». In parte, però, il general manager di Google Workspace, cappello sotto il quale ora si muovono tutte le soluzioni di Big G dedicate alla produttività online, al lavoro da remoto, insomma allo smart working, ha capito che questa è la direzione più sensata, la strada da percorrere: «D'ora in avanti» ha aggiunto «i team di lavoro dovranno continuare a crescere senza necessariamente incontrarsi di persona, sfruttare al meglio il proprio tempo per concentrarsi sulle attività di maggiore impatto e relazionarsi con le persone anche attraverso nuove modalità. Google Workspace offre una user experience semplice e completamente integrata, in grado di consentire a chiunque di ottenere i propri successi anche in questa nuova realtà, sia che si lavori dall'ufficio o da casa».
Se qui vi avevamo raccontato la tendenza e consigliato una serie di oggetti per lavorare al meglio da casa, ecco dunque l'evoluzione di quello che prima si chiamava G Suite. Un pacchetto di servizi che integrano Gmail per la posta elettronica, Calendar per gli appuntamenti, Meet per le riunioni in video facili, Chat per la messaggistica, Drive per archiviare i documenti nel cloud e poi Documenti, Fogli, Presentazioni, insomma la risposta di Mountain View a Word, Excel, Power Point. Messa così sembra la scoperta dell'acqua calda, un semplice rebranding (un cambio di nome, in sintesi) per rendere il tutto più accattivante e all'altezza dei tempi.
In verità, con questo annuncio, Google ha annunciato tutta una serie di passi in avanti che sembrano andare nella direzione di integrare meglio gli strumenti di cui sopra e rendere le incombenze quotidiane più fluide. Per esempio, arriveranno le videochiamate integrate dentro i documenti di testo, i fogli di calcolo e il software per le presentazioni, oltre che sulla posta elettronica, come già annunciato in precedenza. Cosa significa? Che se c'è la litania di non potersi vedere mentre si lavora allo stesso file, che tutta questa virtualità sta uccidendo la compresenza, almeno si avrà la faccia del collega sullo schermo mentre si collabora al medesimo progetto. Arriveranno gli ologrammi, il teletrasporto, chissà. Intanto, è un passo in avanti.
E poi: quante volte vi sarà capitato di ricevere un documento da revisionare, senza capire dove diamine mettere il cursore? O di andare a intervenire su pezzi non di vostra competenza, andando a urtare la sacra sensibilità altrui? Magari mai. Se così non fosse, Workspace ha introdotto la menzione. L'equivalente di una specie di freccia lampeggiante che indica a ciascuno dove agire. Il che è utilissimo, è bene ribadirlo, in caso di lunghi testi o presentazioni articolate.
Ci sono poi le «anteprime collegate», che ««consentono agli utenti di visualizzare in anteprima il contenuto di un collegamento senza lasciare il documento originale, consentendo un risparmio di tempo nel passaggio tra app e schede». Ovvero si può vedere cosa contiene un link dentro un documento, non solo evitando di aprirlo nel browser e dunque di dover rimbalzare da un programma all'altro, ma anche minimizzando il rischio di avere inserito quello sbagliato, o non funzionante, perché la cosa salterebbe subito all'occhio.
Infine, ecco la creazione dei documenti nelle stanze virtuali: la collaborazione si sposta all'interno di una stanza in chat, così è un po' come essere tutti seduti intorno allo stesso tavolo, sebbene ognuno è al suo di casa. Che il prossimo passo sia la app per vivere da remoto, tutti insieme, la pausa caffè? Google ci faccia un pensiero.