Tecnologia
December 02 2020
Durante l'anno la narrazione dei nuovi smartphone segue un canovaccio abbastanza consueto, pigro finanche: quanto è grande lo schermo, che risoluzione raggiunge, come si comporta con lo streaming e i videogame grazie alla velocità della connessione, più di recente qual è la frequenza di aggiornamento del display. E poi, come si comporta la batteria, quante sono e come lavorano le fotocamere, quali effetti speciali si agitano a bordo e se sono capaci, sotto il capiente cappello dell'intelligenza artificiale, di rendere l'esperienza più piacevole, fluida, a volte persino sorprendente.
Sono tutti fattori che dipendono dal lavoro d'ingegneria dei singoli costruttori ma che, spesso, hanno un protagonista in comune: il microprocessore. Termine stretto, obsoleto, in verità inappropriato, perché in uno spazio minuscolo non nasconde un semplice chip, ma un sistema di chip. Un'intera piattaforma mobile. Una rete di tanti cervelli che è il motore, il demiurgo supremo, dei nostri oggetti hi-tech preferiti.
La quasi fine dell'anno coincide con il «Tech summit», il momento in cui Qualcomm, uno dei costruttori leader globali le cui soluzioni albergano nella maggioranza dei modelli sul mercato (le eccezioni illustri sono Huawei e Apple), alza il velo sul nuovo nato della famiglia Snapdragon. Di solito lo fa in un evento sontuoso alle Hawaii, ma c'è una pandemia di mezzo e quindi per cogliere l'enfasi degli annunci bisogna accontentarsi dello streaming.
Stavolta la novità si chiama «Qualcomm Snapdragon 888 5G» (foto in apertura), etichetta dalla piacevolezza visiva con quei tre 8 che sono birilli in equilibrio e che, da coricati, quasi potrebbero tradire la propensione all'infinito di tale piattaforma, disponibile sul mercato nel primo trimestre del prossimo anno. Essa diventa un'efficace bussola per raccontare come saranno gli smartphone del 2021, giacché colossi come Oppo, Xiaomi, OnePlus, a un certo punto lo avranno certamente di serie. Non sono supposizioni, lo hanno annunciato ufficialmente.
Per dire cosa fa, in realtà non ci vuole molto: il senso è che tutto sarà meglio di prima. Più rapido, più fluido, più vasto nell'esperienza d'uso quotidiana. Gli esempi mostrati nel keynote, nelle demo virtuali, nei video diffusi agli sviluppatori e alla stampa, raccontano tante migliorie robuste, alcune figlie di questo tempo.
Così, per esempio, chi vuole usare sullo stesso cellulare due sistemi operativi oppure proteggere le app personali da quelle utilizzate per lavorare, grazie all'888 sarà sicuro che questi due mondi rimarranno isolati, non tenteranno alcuna osmosi, non si parleranno tra loro. Pure se le applicazioni sono le stesse, una volta adoperate per parlare con il capo, un'altra nel loro clone a tutta privacy per discutere con la famiglia, un'altra ancora, già, con l'amante.
Il prossimo Snapdragon non sarà avaro di versatilità. E nemmeno di duttilità: perché non solo sarà profondamente votato al 5G, imprescindibile oramai come il nome stesso della piattaforma suggerisce, arrivando a toccare - dove ci sarà copertura - i 7,5 Gbps (circa la metà, invece, con il Wi-Fi 6, altra gemma wireless di bordo), ma sempre in questa strana ottica del raddoppio, di fare il bis con lo stesso telefono, tale turbo verrà mantenuto se si metteranno al suo interno due sim. Una per lavorare, l'altra per vedere i video in pausa, in streaming, con quel bundle dati che fa risparmiare e che l'azienda non concederebbe mai.
Passo del razzo anche per applicazioni come la fotocamera, che promette di avvicinarsi sempre più alle prestazioni di un dispositivo professionale. Senza richiedere particolari interventi da parte nostra, è questo il bello. Automatismo e resa sono, secondo Qualcomm, due binari che possono incontrarsi, non solo promesse vuote e altisonanti del marketing. La gestione fulminea delle immagini, la correzione automatica dei difetti, una possanza nella registrazione dei video, saranno garantite da una Cpu che marcia più spedita del 25 per cento rispetto alla generazione precedente. E a proposito di percentuali, aumenta del 20 per cento la responsività dei giochi, cioè la loro capacità di rispondere ai nostri input, quindi di rendere l'esperienza più interattiva.
Ora, però, basta così: decidiamo consapevolmente di non addentrarci nei gradienti di quanto tutto sia più efficace, frenetico, splendente del passato (cioè dei top di gamma che abbiamo in tasca oggi), perché sono sfumature generali difficili da avvertire quando si ha il prodotto finale in mano.
Di sicuro, c'è da prendersi tutta la promessa di valore di Qualcomm, ovvero di metterci in mano macchine che avranno un'autonomia superiore, nonostante i processi energivori quali il 5G, lo streaming ad alta risoluzione, per l'appunto i videogame. Perché è qui che 888 può, anzi deve fare il salto di qualità: non solo scortarci verso meraviglie impensabili, assecondare il cazzeggio – i filtri evoluti di Snapchat che ci permettono sempre più di assomigliare a chi non siamo (è uno degli annunci) si pongono come un buffo divertissement – ma consacrare definitivamente tecnologie di cui sentiamo parlare da tempo e, un po' per ritardi vari, un altro po' per immaturità delle stesse, non hanno mantenuto in pieno le loro promesse. Almeno finora.